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"Se chiude l'ospedale di Agnone muore un intero territorio". Migliaia di cittadini in piazza insieme al vescvo Scotti

I tagli al nosocomio molisano penalizzerebbero anche l'Alto Vastese

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AGNONE - "Ladri, ladri, ladri ci state rubando il nostro futuro". E' il grido di un territorio, quello dell'alto Molise, urlato sotto il palazzo della Giunta regionale a Campobasso ieri mattina. Da poco erano passate le 12 quando circa duecento persone di ogni estrazione sociale, da piazza della Vittoria si sono recati in corteo in via Genova per depositare le oltre quattromila firme raccolte a salvaguardia dell'ospedale civile 'San Francesco Caracciolo' di Agnone a forte rischio ridimensionamento. Ancora sanità nell'occhio del ciclone, ancora una manifestazione che fa seguito a quella dell'8 marzo svolta lungo le principali strade della cittadina altomolisana. Questa volta si è andati fino a Campobasso. Ad organizzare il tutto il gruppo nato su Facebook 'Il Cittadino c'è...'. La richiesta è sempre la stessa: il mantenimento dei servizi della struttura di frontiera tra Molise e Abruzzo che grava sulla spesa sanitaria regionale del 6 per cento offrendo in cambio servizi di alta qualità. E' quanto ribadito in mattinata e a chiare lettere dal vescovo di Trivento, Domenico Angelo Scotti, durante l'incontro avuto con i capigruppo di minoranza del Consiglio (assenti ingiustificati quelli della maggioranza, ndr) avuto all'interno del palazzo di via IV Novembre. Nell'occasione monsignor Scotti non ha parlato esclusivamente di sanità, ma ha inteso raddoppiare la posta perché in gioco c'è soprattutto il futuro di un'intera area, già attanagliata dal dilaniante fenomeno dello spopolamento. "Oggi le aree interne della diocesi - ha detto Sua Eccellenza - hanno urgente bisogno di un rilancio sia sotto l'aspetto dello sviluppo, sia sotto quello dell'occupazione. In questo contesto occorrerà mantenere tutti i servizi sanitari di una struttura che funziona benissimo". Usa parole pesanti Scotti, come lo è la sua presenza oggi all'interno dei palazzi del potere a dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, da che parte sta la Chiesa. Chi in passato ha mostrato qualche perplessità nei confronti di questo vescovo apparso spesso troppo mite, oggi si è dovuto ricredere. Al suo fianco tanti sacerdoti agnonesi e il direttore della pastorale sanitaria della diocesi di Trivento, il battagliero don Francesco Martino. "Oggi siamo qui per chiedere una volta per tutte alla classe politica regionale - le parole del sacerdote agnonese - l'applicazione della legge sulla Montagna, il mantenimento dei reparti e soprattutto della gestione finanziaria. Nella maniera più assoluta non vogliamo sentire parlare di accorpamento di Agnone ad altre strutture. Perché? La nostra area ha esigenze molto differenti dalle altre". Al di fuori delle mura del consiglio regionale la gente continua a cantare, suonare tamburi ad esporre striscioni del genere: "Non è il Caracciolo da tagliare ma la cattiva politica dalla gestione della sanità". E ancora una citazione di papa Giovanni Paolo II quando il 19 marzo del 1995 visitò Agnone: "Non rinunciate a progettare il vostro futuro". Tanti i giovanissimi arrivati a bordo di tre pullman e diverse auto private ma anche medici, infermieri, gente comune, pensionati, i rappresentanti del Comitato civico pro 'Ss Rosario' e quelli del 'Vietri', amministratori come i sindaci di Capracotta, Poggio Sannita e per l'appunto quello di Agnone. Tutti insieme appassionatamente per vincere una battaglia di sopravvivenza. Ai capigruppo della minoranza in Regione è stata consegnata la bozza sul riordino predisposta dai sindaci, che prevede per il Caracciolo un taglio di dieci posti letto e il mantenimento di tutti i servizi già avvalorata dal commissario, Michele Iorio. Leva, Bonomolo, Natalini, Pangia, D'Alete e Petraroia si sono detti disposti a perorare la causa del Caracciolo partendo da un presupposto irrinunciabile. Ovvero quello di tagliare sprechi e clientelismo, una politica che il centrodestra - parole dei rappresentanti del centrosinistra - sta portando avanti senza alcun ritegno. Il vero cancro del disastro sanitario regionale con oltre 800 milioni di euro di disavanzo. "Pretendiamo dai nostri politici, pagati profumatamente da noi cittadini - ha detto Nunziatina Zarlenga, leader del 'Cittadino c'è' - che ci diano delle risposte e soprattutto che si rimbocchino le maniche concretamente e non a chiacchiere. Altrimenti e lo diciamo da ora, strapperemo le nostre tessere elettorali".
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