Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Chiesto maxi risarcimento a tre bracconieri

Condividi su:
VASTO - Centomila euro di risarcimento danni, è questa la cifra da capogiro che l'Atc Vastese (l'Ambito territoriale di caccia, ndr) ha chiesto ai tre bracconieri molisani colti in flagranza di reato nei boschi di San Giovanni Lipioni, al di là del confine con il Chietino. I fatti di cronaca risalgono all'ottobre 2008 e proprio nei giorni scorsi gli sviluppi giudiziari della vicenda sono approdati nelle aule del Tribunale di Vasto, competente per territorio. I tre molisani, R.S., 29enne di Trivento, F.F., 23enne di Fossalto e A.C., 40enne, sempre di Fossalto, erano stati colti dai Carabinieri della stazione di Celenza sul Trigno mentre erano intenti a praticare il bracconaggio, di notte e fuori regione. I tre bracconieri, uno solo dei quali con regolare porto d'armi, al controllo dei militari, risultarono in possesso di strumenti di offesa, quali roncole e altre armi da taglio e utensili atti allo scasso, e di un fucile da caccia, legalmente detenuto dall'unico titolare di licenza. In sostanza i tre individui avevano piazzato, nelle sere precedenti, dei 'lacciuoli', resistenti cavi di acciaio posizionati nei boschi, esattamente lungo i passaggi abituali dei cinghiali. Gli animali, incappando nel dispositivo, restano intrappolati. I tentativi di divincolarsi producono l'effetto di far serrare ulteriormente la presa del cavo d'acciaio, che affonda letteralmente nella carne lacerando i tessuti, con intuibili sofferenze per gli stessi animali. Al bracconiere di turno non resta che raggiungere l'animale e finirlo. Una pratica molto diffusa nella zona di cofine tra Abruzzo e Molise, ma anche scendendo lungo la Trignina verso la costa, di cui tutti, anche le Forze dell'ordine, sono a conoscenza, e che alimenta un fiorente mercato nero di carne di cinghiale in tutti i periodi dell'anno, anche a caccia chiusa. Le numerose segnalazioni dei cacciatori di zona e le continue lamentele inoltrate all'Atc Vastese hanno convito i Carabinieri ad occuparsi della questione. I militari dell'Arma, dopo accurate indagini, pedinamenti e veri e propri appostamenti notturni nei boschi di San Giovanni Lipioni, riuscirono a cogliere sul fatto i tre bracconieri. La posizione dei tre individui si è aggravata perché si trattava di un giorno di 'silenzio venatorio' (un venerdì notte per l'esattezza, ndr), durante il quale l'attività venatoria è vietata. Oltre al bracconaggio e alla caccia in divieto venatorio, ai coimputati è stato contestato dal pubblico ministero anche il reato di maltrattamento di animali. E all'eventuale condanna penale potrebbe sommarsi il maxi risarcimento chiesto dall'Atc Vastese, costituitosi parte civile, assitito dal legale di fiducia, l'avvocato Giacomo Nicolucci del foro di Lanciano. "Si tratta di uno dei primi casi in Italia di costituzione di parte civile di un Atc contro i bracconieri. - spiega il presidente dell'Ambito Vastese, Donato D'Angelo - A livello personale mi dispiace per i tre molisani, ma da parte nostra, come Atc, dobbiamo cercare di dare un segnale forte contro il fenomeno dilagante del bracconaggio. La nostra azione è tesa non tanto a colpire i singoli, quanto a cercare di ottenere un'inversione di tendenza, un precedente che funga da deterrente". Un'eventuale condanna risarcitoria rappresenterebbe infatti un importante precedente e, come precisato dallo stesso D'Angelo, sarebbe uno dei primi casi del riconoscimento dell'aggravante del maltrattamento degli animali selvatici, come puntualizzato dall'avvocato Nicolucci: "Oltre al reato di furto venatorio, al bracconaggio, ai tre imputati è stato contestato, per le particolari modalità di esecuzione, il reato concorrente di maltrattamento agli animali". Dopo la prima udienza si è giunti ad un rinvio, fissato per il prossimo mese di giugno, quando i tre coimputati dovranno comparire dinanzi al giudice Lauriola del Tribunale di Vasto.
Condividi su:

Seguici su Facebook