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Grido d'allarme di Sinistra Ecologia e Libertà di San Salvo sulla crisi occupazionale

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I recenti dati dell’Inps, dell’Istat e persino dell’Ocse confermano, come sosteniamo da tempo, che la crisi non solo non è finita, ma sta vivendo forse il momento più drammatico, specie per quanto riguarda gli effetti sull’occupazione, sul lavoro e sui redditi. Le risposte della POLITICA, rispetto al dramma che vivono i lavoratori, continuano ad essere contraddittorie ed nello stesso tempo inadeguate. Riteniamo che bisogna fare di più rispetto all’attuale stato di precariato giovanile, poiché un conto è discutere di “flessibilità” sul lavoro, altro è l’essere precari a vita. Bisogna fare di più riguardo a quei lavoratori che hanno perso e che stanno perdendo il proprio posto di lavoro, a quelli che stanno terminando la cassa integrazione o la mobilità e che non hanno nessuna prospettiva di rientro nelle aziende, molte delle quali tra l’altro annunciano chiusure e delocalizzazioni, come il gruppo FIAT e numerose altre multinazionali. La POLITICA deve fare di più per sostenere i redditi di chi perde il lavoro, dei pensionati che vedono ridursi la loro capacità di spesa e contemporaneamente andare oltre, guardare al futuro. Questo lo si fa solo se si investe. Investire sui lavoratori e sulle infrastrutture sono, dal nostro punto di vista, le tematiche fondamentali per rilanciare l’economia e rispondere positivamentre alle problematiche che la crisi ha evidenziato, salvaguardando il ruolo del Contratto Collettivo Nazionale e i Diritti delle lavoratrici e lavoratori. Il ruolo che molti di noi svolge all’interno delle fabbriche come rappresentanti dei lavoratori, oltre a quello di aderire a SEL (Sinistra Ecologia e Libertà), nuova formazione politica rappresentata dal Governatore della Puglia Nichi Vendola, ci impone di denunciare quello che si sta concretizzando sul territorio e sulla zona industriale della nostra ci città. Il polo industriale della città di San Salvo comprende centinaia di aziende, che vanno da colossi mondiali come Pilkington-Nsg e Denso Italia, a numerose altre piccole e medie imprese. Nonostante la crisi continui ad erodere i salari dei lavoratori, le stesse aziende si vedono sempre più limitare gli investimenti che la POLITICA ha il dovere di fare e che potrebbero in parte rispondere alla crescita economica e all’occupazione del nostro territorio. Se queste, congiuntamente con le lotte dei lavoratori, denunciano fortemente le mancate decisioni e i mancati atti di responsabilità che solo la POLITICA deve sostenere e realizzare, non ci possiamo più “scandalizzare” se i livelli occupazionali siano arrivati a toccare i minimi storici che questo territorio possa ricordare. Riferendoci a quanto si esponeva in precedenza, vorremmo parlare di alcune infrastrutture site sul nostro territorio e riflettere sul loro attuale ed effettivo status, quali il porto di Vasto e il raccordo ferroviario per merci, sito nella zona industriale di San Salvo e gestito dal consorsio COASIV. La POLITICA in merito non solo non ha ancora preso una decisione definitiva su come strutturare al meglio il complesso portuale vastese, cioè se destinare la struttura a rispondere al meglio alla domanda turistica o a quella industriale, ma fa anche decidere unilateralmente alle Ferrovie dello Stato che dismettano definitivamente lo scalo ferroviario industriale. Questo è un atto grave a cui le istituzioni tutte non possono ne sottrarsi ne evitare di prendere posizioni per impedirla. Per far comprendere meglio di cosa si parla è opportuno a questo punto riportare un esempio di cui la POLITICA si dovrebbe interessare. In Serbia esiste uno stabilimento Fiat dove sono stati fatti ingenti investimenti per la produzione di vari segmenti di autovetture, che poi puntualmente vengono reimmessi sul mercato italiano. A ben guardare, tale stabilimento dista solo 400 miglia (640 km) dal porto di Vasto. Se si pensa che lo stabilimento di San Salvo che produce vetrature per auto, potrebbe fornire il car set delle vetture a quello stabilimento, si conclude come la non copertura della tratta marina e la chiusura dello scalo ferroviario, costringerebbe l’azienda sansalvese ad utilizzare esclusivamente il trasporto via gomma e non quello via mare, senza minimamente poter competere con il sito Pilkington in Polonia, nonostante la distanza tra San Salvo e Fiat Serbia sia la metà. Crediamo sia necessario che chi oggi rappresenti la POLITICA e cioè l’istituzione regionale, quella provinciale e quella rappresentata dai sindaci del comprensorio, aprano immediatamente un tavolo pubblico, dove siano discusse queste tematiche e dove si possano confrontare apertamente con IMPRESA e LAVORATORI. Con la speranza che l’appello sia raccolto, vi salutiamo con stima. Coordinamento Sinistra Ecologia e Libertà Circolo di San Salvo
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