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Coriandoli...e altri soldatini

Riflessioni di Domenico Di Stefano

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“…anche l’ultima prodezza va… non è un gioco il Carnevale…!”. I bambini stringono mille coriandoli in un pugno come un tesoro nascosto, si portano fin dove il vento li chiama e aprono la mano per vedere la danza dei coriandoli che guadagnano il cielo. Il coriandolo blu si adagia sul mare e sulla prima isola che accoglie sguardi disperati, cuori in fuga dalla follia e dalla violenza, mentre l’Europa si accartoccia sulla sua totale inadempienza politica e civile, fantoccio di cartapesta da mettere sui carri allegorici. Purtroppo non ci salverà il perimetro della nostra televisione e prima o poi tutti i “baciamano” della storia si pagano. Il coriandolo azzurro, invece, sceglie il nostro lungomare rimasto in un disegno e in un sogno, servono soldi, tanti soldi per dargli forma e vita che, a mio avviso, solo con uno o più privati possono decollare (porto docet): a Riccione hanno realizzato uno splendido lungomare con annessi migliaia di parcheggi sotterranei. Tradotto: la ditta che ha fatto i lavori gestisce per un tot di anni i parcheggi sotterranei e ammortizza i costi. Possiamo pensare anche per San Salvo simili intuizioni? Queste sono alcune delle grandi sfide della politica di domani, almeno nei tentativi e nelle verifiche. Il coriandolo giallo cerca un po’ di sole per vincere quest’inverno troppo lungo, così come è lunga questa stagione di decadenza e dissoluzione intellettuale e politica. Stagione di vergogna per un capo del governo non degno di tale risma, corruttore di moralità e impudicizia, “tappo” da rimuovere per una nuova rinascita democratica e un nuovo inizio civile. Il coriandolo verde e quello celeste discutono di green economy e di energia sostenibile, di case certificate “passive house” e di nuove scommesse edilizie un po’ più in là dei soliti affaristi, di qualità della vita in sostanza, e proprio mentre discutono i due coriandoli fanno testa e testa nel traffico di Via Duca degli Abruzzi: una strada da mettere a senso unico e da ricavarne decine e decine di parcheggi in servizio del Centro di giorno e dei residenti di notte. Infatti il coriandolo “ocra e terra di Siena” constatando la difficoltà di “mettere mano” al PRG ritiene che si debba assolutamente affrontare il tema della viabilità e di un vero piano traffico e, quanto meno, aprire un dibattito e uno studio sul centro storico della città, magari da svolgere con meno rancori e più idee. Il coriandolo rosa parla di città perché si è città sempre, anche quando si devono prendere decisioni coraggiose, non si ci si può vantare di essere città e poi comportarsi da paesino e viceversa, con una specie d’intermittenza per convenienza. Il coriandolo arancione è come un semaforo a lampeggio: primarie sì, primarie no… Chi è nato dalle primarie troverà sempre la foto di quel parto a darne memoria e se dalla memoria vogliamo agganciare il futuro a me pare che bisogna passare per Firenze… C’è anche un coriandolo nero come la paura e l’ansia dei precari, dei senza lavoro e dei poveri, di quei “lontani” di ogni lontananza che ci sono e ci saranno sempre. Un coriandolo bianco può passare inosservato o può essere uno spazio da riempire: scegliamo questa seconda opzione e cominciamo ad investire sui giovani. Non nel senso politico perché è più facile la bugia. Nel senso dell’ascolto. Nel senso di opportunità e attenzione. Nel senso di mezzi e strutture. Nel senso di voci nuove, anche e soprattutto fuori dal coro. Al proposito è cominciato un progetto concreto sulla sicurezza stradale per e con i giovani, ne riparleremo. Il coriandolo rosso, intanto, dichiara ampolloso e accigliato che è arrivato il momento di un nuovo centrosinistra ma al momento tra le intenzioni e i fatti c’è più di qualche stella filante da districare e infatti il coriandolo indaco svolazza sul tetto di palazzo di città. Alcuni vorrebbero come un avvoltoio, altri come una colomba di pace. Ogni volatile ha un motivo per volare, purché conosca la rotta e cosa comporterebbe se quella rotta si smarrisse: forse il vero problema è che pochi hanno gli attributi per guardare in faccia anche un solo coriandolo ma, almeno in politica, prima o poi pagano un prezzo anche i coriandoli fai da te o quelli eterodiretti come soldatini telecomandati. Tutta altra cosa i soldatini e i patrioti che hanno fatto l’Unità d’Italia, gente da collezionare nel cuore e da spolverare con cura sugli scaffali della Storia. Per questo il coriandolo verde, bianco e rosso meglio conosciuto come Coriandolo Tricolore se ne fotte del coriandolo del Po e della sua faccia da trota e fa festa con convinta partecipazione. Sì, sia festa! E allora il 16 e 17 marzo mettiamo tutti il tricolore alle finestre e sui balconi, vestiamo San Salvo al di là ed oltre le cerimonie istituzionali: i ristoranti facciano menù sull’Unità d’Italia, i bar e le pasticcerie inventino colazioni e dolci tricolore, in tutte le case si ascolti l’inno di Mameli e anche in centro si mettano altoparlanti e impianti audio per ascoltare ininterrottamente l’Inno di Mameli, si rimetta in onda l’immenso Benigni e le sue emozioni, insomma ci si senta Italiani, italiani veri. E se ho dimenticato qualche coriandolo e troppi colori non me ne voglia nessuno… “ma la nostra tre colori ha!”.
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