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Permessi per familiari con disabilità, interinale della Provincia insinua il dubbio discriminazioni

Lo sfogo di un ex cantoniere rimasto senza lavoro che ora chiede aiuto a Di Giuseppantonio

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L’inverno è passato ormai e la Provincia non ha più bisogno di loro. Precari da dieci anni, assunti di mese in mese con contratti opinabili e precari, con scarse tutele, sono stati mandati a casa, semplicemente scaricati. E’ la storia di due lavoratori interinali, due cantonieri, tra quelli che solo qualche settimana fa hanno lottato, di notte e di giorno, contro il Generale Inverno, garantendo la percorribilità sulle strade dell’Alto Vastese nonostante le bufere. Marco Campati di Schiavi di Abruzzo e Massimo Salvatore di Castelguidone sono due dei tanti interinali che la Provincia, o meglio le ditte esterne che oggi lavorano per l’ente, hanno mandato a casa. Dopo la scadenza dell’ultimo contratto, alla fine di febbraio, avevano avuto ampie rassicurazioni che sarebbero stati riassunti. Disposti anche a fare i turni, lavorare meno per lavorare tutti, per di portare a casa uno stipendio, ma così non è stato. Ora sono senza lavoro, con le rispettive famiglie da mantenere, mogli e figli, e si sono rivolti alla stampa per denunciare il proprio disagio ed esternare la propria rabbia. «Dopo dieci anni di precariato ci hanno messo alla porta, ci hanno mandato a casa, nonostante le tante promesse ricevute dai politici», si sfogano i due ex cantonieri. «Abbiamo sempre lavorato senza mai lamentarci, per alcuni giorni addirittura senza contratto e dunque senza copertura assicurativa». Il riferimento è ai giorni intercorsi tra la scadenza e il rinnovo del contratto successivo. La Provincia, nei mesi scorsi, ha deciso di esternalizzare i servizi per far fronte all’emergenza maltempo. Alcune ditte esterne sono state incaricate di occuparsi della viabilità e dello sgombero neve in particolare. Tra l’altro, almeno così raccontano i due operai, pare che non siano state fatte gare o selezioni. A confermarlo è anche il capogruppo del Pd in Provincia, Camillo D’Amico: «Vista la carenza di organico dell’ente, si è fatto ricorso all’esternalizzazione dei servizi per affrontare al meglio il piano neve. Per l’assegnazione dei lavori alle ditte esterne si è proceduto con molta discrezionalità, senza bandi o graduatorie, ma mediante affidamento diretto». I cantonieri interinali avrebbero duvuto lavorare per le nuove ditte private che a loro volta avrebbero preso i rimborsi dalla Provincia per poi pagare i lavoratori. E così sono andate effettivamente le cose anche per Marco e Massimo, assunti a tempo determinato da una ditta privata di Castelguidone, guidata dal titolare Meo Vito. «Al momento del rinnovo del contratto, - continuano i due interinali - ci hanno semplicemente detto che non c’era più posto per noi. Che fine hanno fatto le tante promesse del consigliere provinciale Mario Di Paolo? Le sue rassicurazioni sono rimaste solo chiacchiere al vento». L’esponente politico della maggioranza è originario di Castelguidone e probabilmente si era interessato della situazione lavorativa degli interinali suoi compaesani. Qualcosa, però, deve essere andato storto, magari una incomprensione con il vicepresidente Tavani ad esempio, e Di Paolo non è stato in grado di mantenere la parola data. Questione di “peso” politico all’interno della coalizione, evidentemente. I due lavoratori vanno però oltre e dopo aver bacchettato pubblicamente il consigliere Di Paolo, insinuano il dubbio che siano stati fatti oggetto di discriminazioni. «Per tre giorni al mese usufruisco della legge 104, - spiega Marco - per assistere chi nella mia famiglia ha bisogno di aiuto e assistenza. Non vorrei fosse stato questo uno dei motivi del mio licenziamento». La legge 104 del 1992 prevede dei permessi lavorativi, tre giorni al mese appunto, per i lavoratori dipendenti che assistono familiari con handicap grave o persone con grave disabilità. Se solo il dubbio insinuato da Marco avesse un minimo di riscontro, ci si troverebbe davanti ad un odioso ed intollerabile caso di discriminazione. Analogamente per l’altro lavoratore: «Nel mio caso potrebbe aver pesato il fatto che proprio il giorno dopo aver firmato l’ultimo contratto, tra l’altro non con il titolare della ditta di Castelguidone, bensì con un altro dipendente dello stesso paese, mi sono ammalato. Ho prodotto regolare certificato medico. A noi lavoratori interinali della Provincia non è concesso nemmeno ammalarci? Non è un nostro diritto? Non ci stiamo a passare per lavativi, come ci è stato detto da qualcuno, perché abbiamo sempre lavorato, anche per ore e ore di straordinario, senza mai fiatare». Domande pressanti, quelle di Massimo e Marco, che dopo la delusione avuta dal consigliere Di Paolo si rivolgono direttamente al presidente Di Giuseppantonio: «Probabilemente il vertice della Provincia non conosce queste vicende, ma è il caso che finalmente il presidente prenda posizione e venga incontro a chi, come noi, ha perso il lavoro dopo dieci anni prestati per l’ente, sulle strade dell’Alto Vastese».
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