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La posta si è fermata... a Torrebruna

Da mesi la corrispondenza viene consegnata con cadenza settimanale. Aumentano i disagi per gli untenti

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TORREBRUNA - La posta si è fermata... a Torrebruna. Il recapito della corrispondenza nel piccolo centro montano del Vastese va avanti a singhiozzo, un disservizio che si trascina ormai da mesi. I residenti di Torrebruna, esasperati, si rivolgono alla stampa nel tentativo di risolvere un problema che sta assumendo proporzioni crescenti. Sarà colpa del ridimensionamento in corso in Poste Italiane, della diminuzione di personale dovuta ai tagli programmati, certo è che la corrispondenza in paese viene consegnata ormai con cadenza settimanale. Intuibili i disagi e i disservizi che questa modalità operativa comporta. "La posta normale, ma anche quella urgente, le raccomandate e gli atti giudiziari, vengono consegnati una volta alla settimana. - si sfogano alcuni residenti di Torrebruna - La situazione va avanti ormai da mesi, dall'inizio dell'anno. Spesso la corrispondeza consegnata in ritardo ci provoca disagi e veri e propri danni anche di tipo economico, come nel caso delle bollette che arrivano in ritardo o a ridosso della data di scadenza del pagamento. Per non parlare degli atti giudiziari, delle notifiche, insomma di tutta la corrispondenza urgente. Siamo stanchi di questa situazione. Non possiamo accettare di essere trattati come cittadini di serie B. Viviamo in montagna, in piccoli centri, e ci stanno progressivamente tagliando tutti i servizi. La viabilità è al colasso, il diritto alla salute pesantemente messo in dubbio dai continui tagli alle strutture ospedaliere di zona. Ora anche le Poste ci si mettono a rendere ancor più problematica la nostra vita nell'Alto Vastese. Possibile che ai politici di zona non interessi nulla? Non si possono fare pressioni sui vertici dell'azienda Poste Italiane affinché risolvano questo problema?". Domande pressanti quelle dei cittadini di Torrebruna, che condividono il disagio della posta a singhiozzo con gli abitanti degli altri centri dell'entroterra. Per le Poste, probabilmente, si tratta solo di un calcolato rapporto tra costi e benefici. E' più redditizio, per l'azienda, mantere aperti e funzionanti gli uffici delle città, quelli che fanno grandi numeri, migliaia di operazioni al giorno. Quelli dei piccoli comuni montani invece sono poco redditizi, fonte di spese e di problemi. Tanto vale chiuderli. E forse il riordino, con la soppressione delle filiali periferiche, è già in atto. Un processo inesorabile. I cittadini ringraziano, i politici se ne fregano.
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