Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Beato Giovanni Paolo II: Pensieri semplici e qualche ricordo

L'intervento di Domenico Di Stefano

Condividi su:
Ho un ricordo nitido della sera del 16 ottobre 1978 quando fu eletto Sommo Pontefice il Cardinale polacco Karol Wojtyla che prese il nome di Giovanni Paolo II. Ne scrissi il giorno successivo nel tema che la maestra ci assegnò per celebrare la Sua elezione: rammento che parlai entusiasta di un Papa con la faccia simpatica e buona mentre mi feci timoroso nell'accennare alla Polonia (che allora mi pareva su un altro pianeta). Conclusi sognando che il Papa dalla faccia simpatica e buona tenesse per mano tutti i bambini. Avevo otto anni e frequentavo la terza elementare. Per ventisette anni il Papa ed io ci siamo “tenuti per mano”. Sono convinto che tutti, credenti o meno, hanno “avuto a che fare” con la figura e il messaggio di Giovanni Paolo II, con questo straordinario gigante del novecento, e del nuovo millennio, che ancora accarezza i ricordi e le emozioni di quanti lo hanno seguito nella comune fede in Gesù Cristo e di quanti, di altre fedi o dentro percorsi di ricerca inquieta, lo hanno stimato. E anche di quanti, inevitabilmente, lo hanno denigrato e criticato, a volte solo per un rigurgito laicista o solo nella pretesa parziale di semplificare la parabola terrena di un uomo avulsa dal contesto storico nella quale questa si è dipanata. Giovanni Paolo II ha esplicitato compiutamente il significato dell'essere leader e non soltanto per i cattolici. A maggior ragione, dunque, non è un'icona, un santino da portafoglio disincarnato dalla Storia e dalle sue dinamiche, storia che Egli stesso ha contribuito a scrivere e in più di qualche caso a riscrivere e a cambiare radicalmente. Questa storia ci dice ancora che Giovanni Paolo II sarà proclamato Beato in una straordinaria adunanza di popolo, come fu per Madre Teresa e per San Pio. Non nascondo l'emozione e la commozione, la gioia interiore che danza nel cuore. E la preghiera, a volte distratta e contratta, a volte flebile come la voce di chi è “lontano”, altre volte silente ma “rumorosa”, che si leva e al contempo si adagia sulla vicenda quotidiana, spoglia del superfluo e vestita di vera pace. “Giovani volate ad alta quota! Incendiate il mondo con il fuoco della Santità!”, così ci salutò Giovanni Paolo II al termine della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) del 1989 a Santiago de Compostela. Non era una frase fatta o il richiamo ad un concetto anacronistico: il Papa dei giovani, tanto innamorato quanto esigente con i Giovani, tracciava, per tutti, un altro orizzonte, un grande orizzonte. Introduceva la Santità come argomento contemporaneo, in barba a chi ritiene i Santi una passerella di eroi del passato da portare in processione se non piove, e nello stesso tempo invitava a vivere lo straordinario nell'ordinario, concetto semplice che forse meglio di qualunque altro ci rende tangibile la vita di questo grande Papa. Non a caso nelle numerosissime testimonianze di questi giorni, rese dai suoi più stretti collaboratori, dai biografi fino a quanti lo hanno semplicemente incontrato e frequentato per motivi religiosi ed istituzionali, emerge la semplicità, l'immediatezza, il calore, l'amabilità, l'accoglienza di un uomo che ha saputo, fin dalla giovinezza, coniugare fede e vita, vangelo e cultura, un uomo che ha privilegiato sempre la dignità della persona e che in ragione della libertà e della pace non ha mai barattato principi né mostrato cedimenti. Un uomo che ha assunto su di sé il dolore del mondo caricandosi silente anche quella sua Croce personale, e lasciandosi trasfigurare come si conviene ad un dono d'amore. Insomma la straordinarietà nell'ordinarietà di un credente a 360 gradi. In sintesi il Suo pontificato ha decisamente contribuito al rilancio complessivo di una Chiesa “lieta e coraggiosa”, il Suo afflato ecumenico ha abbattuto muri ed innalzato ponti, i Suoi viaggi in ogni angolo del pianeta hanno sottratto alla solitudine milioni di donne e di uomini, la Sua predilezione per i poveri e i sofferenti, per gli ammalati e per gli ultimi ci ha richiamati alla passione e alla resurrezione, le Sue encicliche e la Sua dottrina nel solco del Concilio Vaticano II ci hanno riconfermato la missione ecclesiale dentro la "modernità" non svendendo la propria identità e indicato nuove prospettive d'impegno sociale e civile, nel mondo del lavoro e anche nell'agone politico, la Sua poesia e la Sua inarrivabile capacità comunicativa, innato talento che coniugato con un carisma unico ne hanno fatto il più grande personaggio del XX secolo, e poi, soprattutto, i Giovani, i Suoi giovani, verso i quali riponeva una fiducia e una passione sconfinate mentre entrava in sintonia immediata con le loro paure e le loro speranze, leggendo nei loro cuori e raccogliendo il “meglio” da loro. Sì, sono stato anch'io uno di quei giovani, ho partecipato a quasi tute le GMG e ad altri eventi "piccoli e grandi". Pur confuso tra milioni di persone ho sempre avuto l'impressione che Giovanni Paolo II dialogasse direttamente con me, a "tu per tu", con quel timbro di voce inconfondibile, con tono paterno ma non accondiscendente se non in un affetto che si avvertiva reale e non da reality. E quella stessa voce che insieme alla mia, alla tua, alla loro e a tutte le altre diventava un coro d'amore perché solo in un coro d'amore possono davvero cantare tutti: non esistono stonati di fronte a Dio! A tu per tu, dicevo. Ma si può stare a "tu per tu" con il Papa? Se nel cuore succede sempre qualche volta succede anche fisicamente e magari proprio quando meno te lo aspetti. Confessso che non sempre il confine è sondabile. Ripenso, per esempio, al giorno del funerale di Papa Wojtyla che seguii con la mia sposa dagli schermi di un ospedale, ripenso a quel vento che scompigliava le pagine del Vangelo deposto sulla bara che faceva il paio con il vento che batteva alla finestra come una carezza, che sentimmo davvero come una carezza e una presenza straordinarie. Certo, altre volte c'è stata vicinanza "epidermica". Ricordo la visita di Giovanni Paolo II a San Salvo il 19 marzo 1983: ero assiepato nel cortile dell'allora Magneti Marelli dalle cinque del mattino insieme a tutti i ragazzi dell'Azione Cattolica della parrocchia, il Papa che arriva e fende la folla, noi che lo chiamiamo a squarciagola e Lui che allunga la mano e ci sfiora con un dolcissimo sorriso. O ancora quando fui delegato per la diocesi di Chieti-Vasto alla Gionata Europea dei Giovani a Loreto, nel settembre 1995, e Gli ho stretto la mano veloce mentre Lui passava in rassegna i delegati di tutte le diocesi (non curante dell'ira di un funzionario RAI che non riusciva a staccarlo da noi ragazzi per cominciare la diretta!). Un giorno, poi, mi capita di stare "a tu per tu" come testimonia questa fotografia del 5 novembre 2003, che in verità allego con molto pudore, e che dal giorno della nascita di mia figlia (16 ottobre 2005!) è appesa alla parete della sua cameretta e veglia sui suoi sogni e sulle sue speranze. La foto si riferisce all'udienza che Giovanni Paolo II concesse per ricordare il 30mo anniversario della Parrocchia di San Nicola Vescovo in San Salvo. Eravamo più di mille pellegrini guidati dal parroco, oggi Vescovo dei Marsi, e da Mons Edoardo Menichelli, allora Arcivescovo di Chieti-Vasto ed oggi ad Ancona. Quel giorno indossavo un paio di comodi pantaloni ed un maglione rosso, tutto pensavo fuorchè un faccia a faccia con il Papa. Accadde, invece, che Don Piero ed io fummo inseriti nella lista di persone che avrebbero salutato il Pontefice al termine dell'udienza (era evidente lo zampino benevolo dell'Arcivescovo che ci faceva, a sorpresa, questo regalo). Saputo del grande incontro caddi nel panico e il primo pensiero fu per il mio abbigliamento non certamente consono per l'occasione: jeans e maglione, per giunta rosso! Pensavo a mia madre che mi avrebbe detto che ero il solito sciagurato (cosa che mi rinfaccia puntualemnte ancora oggi!). Mentre pensavo a tutto questo, e mentre l'emozione saliva senza ascensore e la saliva si azzerava senza permesso, cercavo di organizzare mentalmente il mio saluto a Giovanni Paolo II. Gli avrei detto che ero un giovane delle GMG, e poi gli avrei detto di me e poi...chissà quante altre cose gli avrei detto! Quando sono arrivato davanti al Santo Padre...beh, forse la fotografia parla più di ogni parola. M'inginocchiai e presi d'istinto le Sue mani, le strinsi forte soprattutto quella che tremava, non per fermare un dolore semmai per condividerlo. Giovanni Paolo II mi guardò negli occhi ed io incrociai lo sguardo di un Santo, uno sguardo che radiografava l'anima, due occhi così belli, così profondi e veri che pensai solo allora che il Paradiso comincia con uno sguardo. Ovviamente non dissi nulla e ovviamente dimenticai il maglione rosso e tutta l'inutilità dell'estetica. Il Papa mi chiese il nome di mia moglie, attese fissandomi la mia risposta, mi diede un buffetto sulla fronte a mò di benedezione, sorrise e solo allora mi alzai. Rimasi ancora un istante con le mani strette a quelle del Santo Padre e in quel momento mi tornò nitido il mio sogno della terza elementare: Il Papa e i bambini che si tengono per mano. Mani che scottano d'amore. Sia lode e gratitudine al Cielo per il Beato Giovanni Paolo II.
Condividi su:

Seguici su Facebook