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Tony Mariotti: sviste da parte della segreteria provinciale del Pd

Per l'esponente del partito giudizio non unanime nei confronti del segretario locale Monteferrante

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In merito alla “tempestiva” conferma di fiducia da parte della segreteria provinciale nei confronti del segretario di circolo di San Salvo è opportuno porre l’attenzione su alcune clamorose, quanto imbarazzanti, sviste contenute nella missiva.

Nel ritenere necessario riconfermare la piena fiducia di fatto si certifica che non vi è un giudizio unanime da parte dei componenti del direttivo nei confronti dell’operato del segretario di circolo. Quale sia l’opinione maggiormente condivisa purtroppo non è dato sapere, vista l’indisponibilità del segretario stesso ad affrontare la volontà della “sua” assemblea attraverso l’inequivocabile chiarezza di una votazione democratica. Per quanto riguarda il coinvolgimento, e dunque il confronto con ” tutti gli organi locali”, è doveroso ricordare che per statuto gli “organi politici locali” maggiormente rappresentativi sono due: l’Assemblea degli iscritti ed il direttivo di circolo.

La prima non è stata mai convocata in merito alle contingenze politico-amministrative, con grave disappunto di numerosi iscritti. Mentre, relativamente alla convocazione del secondo, il segretario si è volontariamente autosospeso dal suo diritto-dovere di convocazione dei dirigenti locali demandando tale incarico al segretario provinciale e di conseguenza certificandosi come il primo segretario-dimezzato della storia di un partito organizzato.

Considerando, inoltre, che le ultime convocazioni sono avvenute su legittima richiesta di un quinto degli appartenenti al direttivo, è giusto evidenziare come le convocazioni “sponte sua” siano state scarse ed insufficienti per soddisfare il bisogno di informazione, di confronto e di chiarezza. Sulla base di queste necessarie chiarificazioni appare legittimo affermare che il grado di fiducia, a cui si riferisce la segreteria provinciale, è direttamente proporzionale al grado di coinvolgimento e confronto che parte dagli alti e nobili piani del regionale per finire nel sottoscala snobbato della base operosa e popolare. Tuttavia bisognerebbe ricordare sempre che a rendere autorevole un partito come il PD non sono le nomine asettiche vestite di autorità, ma è il rapporto di reciproca e leale fiducia con la base, necessario ad un confronto chiaro, aperto e non discriminante basato su regole democratiche condivise da tutti. I principi della democrazia interna sono determinanti per un partito che si fonda su base popolare e se qualcuno si sentisse legittimato ad applicarli ad intermittenza sarebbe forte la sensazione di trovarsi di fronte non ad una accidentale “colposa svista”, ma ad una “dolosa” e premeditata sceneggiatura.

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