E’ crisi vera o crisi virtuale? Sono convinto che quelli che avranno modo di leggere il titolo e contenuto di questo articolo, rimarranno con gli occhi stravolti. Stavo facendo una passeggiata a piedi tra le viuzze di un paese del nostro Abruzzo, per caso fortuito, ho incontrato un carissimo amico, che non vedevo da tempo. Dopo una lunga carrellata sulle nostre scorribande giovanili, la conversazione è proseguita, fino a toccare il tasto pesante della crisi economica. “ Ero un giovincello quando ho iniziato ad impastare la farina e a sfornare il pane “ - ha aggiunto il mio dirimpettaio - “non ho più le forze per continuare. Mi sono convinto che è il momento di rinserrare ermeticamente le porte del mio panificio. Ho provato attraverso alcuni amici a trovare un giovane coadiuvante, con l’assunzione lunga e la paga mensile di 2200 euro. Neppure uno dei giovani invitati si è fatto vivo. Alla faccia della crisi. Certi giovani sanno soltanto lamentarsi”. Nessuno mette in dubbio che il lavoro da panettiere è pesante, ma come si fa a rifiutare 2200 euro. Chi lavora nelle industrie e negli ospedali non fanno i turni? In verità gli enti locali per mancanza di “liquidità” non riescono ad organizzare i corsi per la preparazione di panificatori, sarti, calzolai, falegnami, stagnini, orologiai. Speriamo che la crisi si attenua.