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La nuova città

Intervento dell'architetto Monteferrante

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Si muovono i passi nella città accettandone rassegnati i difetti. Ad immaginarla la immagini diversa. Le immagini urbane create ad occhi chiusi difficilmente corrispondono a quelle che vedi quando gli occhi li apri. La città è una magnifica invenzione. Cresce come una pianta (si dice così anche del suo disegno planimetrico), ed è quasi impossibile predefinirla a priori in un disegno. La città trova la sua forma intorno alle aspirazioni degli uomini che sono mutevoli e catturarla nella cristallizzazione di un tempo solo è impossibile perché le aspirazioni degli uomini mutano. La ricerca della città ideale ha incendiato le menti intorno alla ricerca della forma perfetta e mai si è colto nel segno. Restano dei grandi sogni le splendide realizzazioni o i bellissimi disegni ,da Sabbioneta a Brasilia da Leonardo a Santelia. Delle prime ti resta il senso di malinconica assenza di qualcosa , dei disegni mancati la nostalgia del come avrebbe potuto essere. Della grande fatica e del grande ingegno umano nella realizzazione del proprio artificiale luogo di vita ti resta una storia di ininterrotta ricerca fatta di successi e di fallimenti. Di certo ciò che da questo immenso patrimonio non possiamo trarre è la rassegnazione. Si constata però la grande distanza tra quello a cui gli uomini aspirano e ciò in cui accettano di vivere. E’ facile attribuire le cause di tale distanza alle questioni economiche o ad una più generale contingenza storica e sociale. In verità la causa prima dello scollamento tra i desideri, legati alla città ambita, verde, accogliente, pulita, vivibile e le realtà urbane che vivivamo è un generale deficit di cultura e di senso collettivo delle cose. Quello che c’è fuori dalla porta di casa propria è cosa d’altri. Sembra smarrita la possibilità di capitalizzare alcuna azione critica collettiva ed anche le singole opere urbane , un tempo materia di ampia discussione pubblica, sono relegate ai dibattiti di pochi. L’urbanistica , grazie anche alla cronaca, è intesa come strumento di gestione degli interessi privati. Siamo consapevoli però , al di la del dilagante populismo, che uno strumento ed un metodo di pianificazione dobbiamo darcelo visto che la deregulation urbana di certo non è la strada più opportuna. Occorre ridare un senso collettivo alle aspirazioni integrando gli interessi privati e gli interessi pubblici. Se è vero che la consapevolezza collettiva degli effetti degli atti di pianificazione è raggiungibile solamente attraverso la partecipazione è necessario affrontare con metodo nuovo il giudizio critico sugli strumenti per poterne gestire gli effetti senza tristi sorprese. La valutazione delle scelte urbanistiche deve necessariamente basarsi su scelte comparative di diverse opzioni che nelle zone di espansione ,soprattutto, è più facile gestire. Nella nostra città le aree più vivibili sono quelle che hanno alla base un progetto generale che ha permesso la formazione di viabilità adeguata , parcheggi, spazi destinati al verde (pubblico e privato), servizi, scuole. L’ esempio più evidente dall’area che viene ancora definita zona 167. Oggi altre città stanno sperimentando la “pianificazione differita”. Questo strumento permette la valutazione di più progetti potendone pesare : 1. qualità urbanistica 2. qualità infrastrutturale 3, sicurezza idraulica 4. qualità degli spazi pubblici 5. ecosostenibilità delle costruzioni 6. aree per standard urbanistici 7 aree destinate ad altri usi altri usiio 8. Quantità di residenza sociali. (l’elenco è ripreso da un bando di gara) L’aggiudicazione della edificabilità viene assegnata a chi presenta la “proposta migliore in termini di qualità e di ritorno pubblico degli interventi” L’intento è quello della crescita della qualità urbana oltre che di ridare alla collettività parte del plusvalore dei terreni resi edificabili, allontanando la percezione pubblica della edilizia dai puri termini speculativi Se a queste riflessioni aggiungiamo che per una giovane coppia con medio reddito è diventato pressoché impossibile accedere ad un mutuo sostenibile , si rende doverosamente necessario programmare una quantità di edilizia destinata al social housing, in larga parte difficile da realizzare con gli strumenti tradizionali. Aggiungo che le ipotesi descritte permetterebbero di rivalutare il senso di progetto architettonico, della competizione sulla qualità, superando definitivamente l’eccessiva produzione edilizia, misurabile in mc che offende gli occhi e peggiora la vita.
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