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Intervento del sindacalista Codagnone

Chieste le elezioni a livello nazionale

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Il problema di questo Paese, nel bel mezzo di una crisi finanziaria che ci fa rischiare la bancarotta, non è quello di far dimettere il premier assicurandogli un “salvacondotto”, di cui nessun italiano per legge può usufruire. Intendiamoci, a scanso di equivoci, Berlusconi non ci è mai piaciuto e riteniamo la sua permanenza alla guida del governo una iattura politica, economica, sociale e morale. Non basta però mandarlo a Villa San Martino a coltivare i suoi hobby e le sue rose, sostituendolo con Mario Monti o uno tra Alfano o Maroni. Magari confermando Tremonti all’economia e Sacconi al lavoro. Il problema, come ha più volte detto Susanna Camusso, è cambiare la politica economica e sociale, sostituire le manovre numero 1, 2, 3, e 4 ( e forse arriva la quinta) con una linea di ripresa dello sviluppo che sostenga i consumi e, quindi, l’occupazione. E’ il messaggio chiaro che la Cgil invia con lo sciopero generale e con le manifestazioni e le tante iniziative delle prossime settimane. Chiamando chi detiene i grandi patrimoni e le rendite, chi evade ed elude il fisco a farsi carico del peso maggiore del riequilibrio dei conti pubblici. Anche qui chiariamo: sappiamo tutti benissimo che se non si mette in essere una ipotesi seria di graduale rientro dal debito pubblico, il rischio default per il nostro paese resta alto. E questo dovrà avvenire con qualunque governo, tecnico, di centrodestra o di centrosinistra. MA I SACRIFICI DOVRANNO ESSERE EQUILIBRATI, EQUAMENTE RIPARTITI E ACCOMPAGNATI DA UNA MANOVRA, APPUNTO, PER LO SVILUPPO E DA UN PIANO PER L’OCCUPAZIONE, SPECIE DEI GIOVANI, E PER LA LOTTA AL PRECARIATO. Tremonti, Sacconi, Maroni e compagnia cantante garantiscono invece: condoni, scudi fiscali, risibili contributi di solidarietà, complicità con gli evasori. E ancora: tagli ai servizi, alla scuola, alla sanità, ai trasporti pubblici, discriminazioni nei confronti degli immigrati. Per non parlare del tentativo di cancellare la contrattazione e i diritti dei lavoratori, dividendo i sindacati. Ecco queste persone, questo governo non li vogliamo più. Meglio le elezioni, subito.
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