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L'Azione Cattolica pone domande al Vescovo Bruno Forte

Il consiglio pastorale di azione cattolica chiede al Vescovo in merito alla chiusura della chiesa " questo le sembra un gesto cristiano?"

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La chiusura della chiesa di San Nicola lascia sui suoi parrocchiani un velo di tristezza e molte domande che vanno ad aggiungersi a quelle già formulate qualche tempo fa quando il parroco, don Michele Carlucci, annunciò di voler demolire l’attuale edificio di culto per far posto ad una nuova più grande costruzione.
Oggi la chiesa è solo in attesa di lavori di ristrutturazione ma ancora in piedi. Ciò che appare in fase di demolizione, sin dall’arrivo del parroco, è l’azione pastorale di questa parrocchia che ha visto il continuo incessante “migrare” di fedeli verso le altre parrocchie cittadine. Don Michele non solo non è andato a cercare la pecorella smarrita, ma non si è accorto che quelle nell’ovile passavano da novantanove a novantotto, novantasette, novantasei…ha sempre polemicamente dichiarato di sentirsi ospite e non parte di questa comunità, ma a questo ruolo si è confinato da solo scegliendo di non dimorare nella casa canonica ma a Pollutri.
In questi anni, nonostante tutto, non abbiamo fatto mancare il nostro servizio alla Chiesa nell’Azione cattolica con grandi sacrifici e talvolta rinunciando ad un nostro modo di fare ed agire per fare spazio alle indicazioni che ci giungevano dal nostro pastore. Su un unico punto non abbiamo mai ceduto: quella chiesa dalla forma strana, da qualcuno definita brutta e liturgicamente confusa, è per noi la più bella casa del Signore mai vista perché non solo abbiamo contribuito a costruirla materialmente ma soprattutto abbiamo creato intorno ad essa una comunità di uomini e donne che hanno portato e portano Cristo ed il Vangelo nel loro quotidiano, nella società civile, nella vita! Quella chiesa è il simbolo identitario di una parrocchia che ha anticipato nei tempi la “Chiesa in uscita” cara a Papa Francesco.
Che si dovesse intervenire sulla struttura della chiesa era cosa nota; l’avevamo prospettato anche a don Domenico appena dopo l’inaugurazione della nuova sede parrocchiale. Se don Michele non avesse perso tempo dietro fantasiose demolizioni, ampliamenti, costruzioni in loco o su altro terreno, a quest’ora la chiesa di San Nicola sarebbe bella e pronta nella sua rinnovata veste. Ma tant’è…qualcuno per lasciare traccia di sé ha bisogno di edificare, come del resto ha fatto nelle altre parrocchie in cui è stato. L’unico contento di tutto ciò è chi continua a percepire quei “…mila euro” messi in bilancio come “lavori in chiesa e casa canonica”. La sicurezza, il sisma, la struttura, sono in secondo piano in questa vicenda, visto che il risultato dei sondaggi effettuati è rimasto in un cassetto per un anno per essere poi esibito a convenienza davanti ai Vigili del Fuoco e la chiesa non è stata chiusa neanche dopo le scosse telluriche di agosto e ottobre 2016.
Il “dispetto” della chiusura arriva straordinariamente appena prima l’incontro con Mons. Forte al quale sarà presentato un progetto di ristrutturazione elaborato dai tecnici di San Salvo che hanno voluto partecipare e che ringraziamo per il tempo e la professionalità donati gratuitamente. A Padre Bruno, che ci aveva paternamente tirato le orecchie un mese fa definendo poco cristiano il nostro comunicato, chiediamo oggi: questo le sembra un gesto cristiano?

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