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C. S. Conad: il Tigrai disattende le velleità occupazionali della nostra gente

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Al Centro smistamento Conad di San Salvo un lavoratore su due parla straniero La cooperativa Tigrai utilizza soci-facchini indiani, nord africani e cinesi A.N.: assordante è il silenzio dei nostri amministratori locali La cooperativa Tigrai, che gestisce la logistica del Centro smistamento Conad di San Salvo, utilizza anche lavoratori di origine straniera: su un totale di circa 60 lavoratori gli stranieri sarebbero circa la metà. Essi hanno nazionalità diverse. In maggioranza sono cinesi (circa 20) poi vi sono nord-africani, indiani e cubani. Inquadrati come socio-facchino non tutti vivono nel vastese, ma alcuni di essi provengono da province vicine. Questo territorio sul piano occupazionale è stato tradito: abbiamo consegnato oltre 10 ettari di terreno (sottratti peraltro alla Denso) per realizzare una struttura che doveva occupare prima oltre 1000 posti di lavoro, poi diventati 500, poi 360, e che in realtà non superano i 60. La cooperativa Tigrai ha inserito lavoratori cinesi, nord africani, indiani e cubani perché costano ancora meno e hanno una cultura del sindacato ''diversa'' dai colleghi italiani. In relazione a questa situazione interessante sarebbe conoscere la posizione dei lavoratori del Conad Adriatico e dei sindacati marchigiani che, a leggere i loro comunicati, sulla terziarizzazione, avevano previsto tutto (perdita ogni mese circa 400 euro, metà della tredicesima, della quattordicesima e metà del trattamento di fine rapporto, perdita dei contributi, perdita del diritto di riassunzione in caso di licenziamento senza giusta causa) tranne che la Tigrai potesse a lavoratori stranieri. ''Assordante'' è il silenzio degli amministratori locali, in particolare di quelli che hanno da sempre rivendicato un ruolo determinate sulla vicenda del centro smistamento Conad: l'ex sindaco On. Arnaldo Mariotti e il sindaco di San Salvo Gabriele Marchese. Da loro neanche una parola o presa di posizione ufficiale sui drammi dei 5 lavoratori licenziati, sul lavoro sottopagato e sulla qualifica mortificante di ''socio-facchino''. ''Desolante'' è l'indifferenza totale del sindaco Gabriele Marchese, che non si è nemmeno degnato di rispondere alla mia richiesta scritta, dello scorso 17 marzo, di convocare un ''tavolo istituzionale'' (Comune, Provincia, Regione, Consorzio Industriale le parti sociali e la proprietà) per affrontare la vertenza dei 5 lavoratori licenziati. Graziano ARTESE
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