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Programma di ricerca e di valorizzazione del patrimonio archeologico

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Il Comune di San Salvo ha avviato un programma di ricerca e di valorizzazione del patrimonio archeologico con operazioni di notevole spessore scientifico ed all'avanguardia anche sul piano della programmazione territoriale: dagli scavi di Piazza San Vitale alla costituzione del Parco Archeologico del Quadrilatero, gli interventi si sono susseguiti e continuano con ritmo incalzante, grazie alla fattiva collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Abruzzo e all'apporto tecnico-scientifico della Cooperativa Parsifal. Il sindaco Gabriele Marchese dichiara: << La soddisfazione è enorme nel portare avanti l'opera di valorizzazione della ricerca archeologica sul nostro territorio. L'iniziativa, che portiamo avanti da anni, con il prezioso contributo del team di ricercatori americani, continua a regalarci la grande emozione di veder riemergere il passato nascosto della nostra città>>. Un grande risultato è stato raggiunto con la costituzione del Parco Archeologico del Quadrilatero, che mette a sistema il Museo Civico ''Porta della Terra'', il Museo dell'Abbazia, l'Isola Archeologica del Chiostro, l'Isola Archeologica del Mosaico. Proprio il pregevole pavimento musivo policromo, con tessere di sette colori diversi, è in questo momento oggetto di studio per un intervento di tutela e valorizzazione che ne permetterà tra la fruizione tra qualche mese. Grazie a questi importanti traguardi, raggiunti a San Salvo in meno di cinque anni, si è avviato un interesse virtuoso nei confronti dei beni archeologici che ha visto il coinvolgimento di numerosi comuni, enti ed associazioni territoriali dell'Abruzzo meridionale. L'Associazione dei Comuni del Patto territoriale Trigno-Sinello, insieme all'Associazione dei Comuni del Patto territoriale Sangro-Aventino, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Abruzzo e alla Provincia di Chieti, ha sottoscritto nel settembre 2006 un Accordo di Partenariato con il Forest Service del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, con l'Oberlin College e con l'Advisory Council on Historic Preservation degli USA. Tale Accordo ha reso possibile la creazione di reciproci rapporti di collaborazione e quindi l'arrivo di un gruppo di volontari del Programma Passport in Time guidati da archeologi del Forest Service e dell'Oberlin College. Gli ospiti statunitensi hanno eseguito indagini archeologiche utilizzando sia la tradizionale metodologia dello scavo stratigrafico sia le nuove tecnologie che permettono, con sistemi non invasivi come il georadar, di individuare e registrare su cartografia digitalizzata georeferenziata tutte le ''anomalie'' presenti nel sottosuolo (fosse, muri, formazioni rocciose ecc.) fino ad una profondità di ca. m 10. Le indagini sono state svolte nei siti di via San Rocco e San Vito, su terreni già acquistati dal Comune di San Salvo proprio per consentire l'avvio dei lavori che condurranno alla valorizzazione ed alla futura fruizione da parte del pubblico degli importanti resti archeologici ivi conservati. Ulteriori indagini sono state svolte in Piazza San Vitale per determinare il percorso dell'acquedotto romano ipogeo, dentro il quale scorre, a ca. m 6-7 di profondità, l'acqua che tuttora copiosa alimenta la Fontana Vecchia. Si tratta si un'opera eccezionale di ingegneria idraulica romana, che funziona ancora dopo quasi duemila anni Via San Rocco I lavori di scavo archeologico sono stati effettuati nel sito di una grande villa romana individuata ed indagata parzialmente con una prima campagna di scavo tra il 1996 ed il 1997. Il team del Forest Service si è concentrato sul settore produttivo della villa, che risulta decisamente piuttosto ben conservato: nella cantina della villa sono stati infatti individuati i resti di altri tre dolia, grandi contenitori di terracotta per l'olio o per il vino, immersi nel calcestruzzo dell'opera cementizia per mantenere costante la temperatura dei liquidi. Località San Vito Il sito, già noto grazie ad una tradizione consolidata che vi indicava la sede dell'abbazia di San Vito del Trigno, è stato individuato nel 1997 a seguito di lavori agricoli. Il team statunitense guidato da Kent Schneider vi ha effettuato un'indagine accurata con sistemi modernissimi che hanno consentito di scoprire e di rilevare una struttura assai più articolata di quanto si potesse ipotizzare sulla base delle prime indagini: emerge, infatti, l'immagine di un edificio con possenti murature che, se da un lato conferma la tradizione, dall'altro costituisce una base di partenza molto importante per la programmazione delle future indagini archeologiche. Il sito ha ospitato verso la fine del XIII secolo la prima sede della potente abbazia cistercense di San Vito del Trigno, che possedeva estese proprietà lungo i tratturi che collegavano l'aquilano al Tavoliere di Puglia. Probabilmente a causa dei pericoli ai quali era stata esposta a causa della vicinanza all'alveo del fiume Trigno, l'abbazia fu trasferita sulla sommità della collina dove esisteva già il monastero di San Salvo. Un grande programma di ampliamento ed adeguamento ha dato vita al cosiddetto ''Quadrilatero'', lo spazio dell'abbazia circondato e difeso su quattro lati da un ampio e continuo caseggiato, ancora in buon parte riconoscibile nei volumi edificati del centro storico di San Salvo. La struttura esistente in località San Vito, invece, divenne probabilmente una grangia, cioè un monastero dipendente, gestito da monaci conversi, con una vocazione essenzialmente produttiva. San Salvo, giovedì 19 luglio 2007 L'Ufficio stampa e pubbliche relazioni
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