Un'azienda più agile, flessibile, caratterizzata da una nuova organizzazione che permetta di superare gli ingessamenti dello schema da vecchio apparato per approdare a un modello più efficiente, che disegna ruoli e responsabilità chiare. Dove la nuova parola chiave è dipartimento. Questa la rivoluzione che si prepara alla Asl, che ha incassato nei giorni scorsi l'ok della Regione all'atto aziendale, approvato integralmente senza alcuna osservazione.
La novità sostanziale introdotta dal nuovo modello è l'organizzazione di tipo dipartimentale, vale a dire un'aggregazione di strutture omogenee o complementari che perseguono finalità comuni e sono quindi tra loro interdipendenti, pur mantenendo la propria autonomia gestionale e professionale, che consente uniformità nei percorsi di cura, la gestione globale del caso clinico e degli aspetti socio-sanitari correlati, l'utilizzo efficiente delle risorse economiche e l'impiego integrato di personale e tecnologie. Si profila, quindi, una regia unica per settori affini, sia ospedalieri che territoriali, che pur restando ben distinti tra loro approdano sotto un comune denominatore per funzionare meglio, nel segno di una visione strategica globale destinata a produrre effetti apprezzabili a tutto campo.
Applicando tale principio la Asl Lanciano-Vasto ha costituito in tutto 24 dipartimenti (indicati singolarmente nella scheda allegata), divisi in strutturali (che aggregano le unità operative, al fine di razionalizzare l'utilizzo di risorse umane e finanziarie), funzionali (che raggruppa specifiche aree per il raggiungimento di determinati obiettivi), e transmurali, (che abbracciano attività estese all'ospedale e al territorio). Ciascun dipartimento è formato, di norma, da un minimo di tre unità operative complesse, tranne quattro eccezioni determinate da particolari necessità , e coordinato da un Direttore, responsabile della programmazione e della gestione delle risorse assegnate, che assume il ruolo di interfaccia tra la Direzione Aziendale e le unità operative, e in quanto tale risponde del raggiungimento degli obiettivi e dell'attuazione dei programmi, oltre che del corretto uso di personale e mezzi.
Un'altra aggregazione importante è rappresentata dall'area distrettuale, una nuova ''creatura'' voluta dall'azienda per la gestione integrata delle attività di promozione della salute, prevenzione e servizi socio-assistenziali; in sostanza sono state individuate quattro zone territoriali a cui corrispondono altrettante aree distrettuali: Frentana, Sangro-Aventino, Alto Vastese, Vastese. All'interno di queste operano le strutture chiamate finora distretti, che restano immutati nel numero e nei compiti ma potenziati in qualità e quantità di prestazioni erogate, in virtù del ruolo di primo piano assegnato all'assistenza territoriale dai programmi aziendali, in linea con gli indirizzi contenuti nella bozza di Piano Sanitario e con le nuove tendenze di politica sanitaria. Ancor più capillari sul territorio, inoltre, sono i cosiddetti ''punti di prima erogazione'', luoghi nei quali vengono svolte prestazioni elementari che possono essere portate ''a domicilio'' del paziente, e che coincidono di fatto con gli ambulatori dei medici di medicina generale. Per tutte queste articolazioni vale un po' il principio delle matrioske, nel senso che i punti di prima erogazione fanno capo agli attuali distretti (denominati in futuro aree sub distrettuali) che a loro volta ricadono sotto la giurisdizione delle aree distrettuali, coordinate da un direttore che risponde alla Direzione Aziendale della gestione delle risorse assegnate e del raggiungimento degli obiettivi fissati.
''L'atto aziendale è lo strumento che può fare la differenza, perché inaugura un meccanismo che scopre le carte - spiega il manager Michele Caporossi - e chiarisce compiti e responsabilità all'interno dei vari processi aziendali. L'istituzione dei dipartimenti, in particolare, che disegna nuovi confini per programmazione e gestione, consente di verificare i processi e gli esiti dell'assistenza erogata, oltre a provvedere a introdurre i correttivi necessari; abbiamo scelto di utilizzare gli strumenti del governo clinico per migliorare la qualità dell'assistenza, attraverso il monitoraggio dello standard qualitativo e una particolare attenzione al sistema dei controlli e al rischio clinico, e per dare continuità ai percorsi di cura promuovendo l'integrazione tra medicina generale, assistenza ospedaliera, cure primarie e cure domiciliari''.
Un progetto ambizioso, che sarà realizzato anche facendo ricorso a particolari ''programmi'', a valenza aziendale o interaziendale, che individuano responsabilità trasversali a livello delle linee di produzione per qualificare la risposta assistenziale e garantire unitarietà dei processi; una formula che apre ufficialmente a forme di cooperazione con altre aziende, oltre che tra vari segmenti della stessa Asl.