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''L'Abruzzo è quasi pronto ad accogliere la mafia''

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Movimento Politico Regionale ''Città per Vivere-Mia Casa-Solidarietà e Giustizia'' Dichiarazione di Pio Rapagnà ex-Parlamentare abruzzese: a braccia aperte e la casta politica non se ne rende conto, mentre la società civile e gli Organi di informazione non hanno la forza ed il coraggio per opporsi. Alla luce di gravissimi fatti criminosi, amministrativi, giudiziari ed ambientali, verificatisi nella nostra Regione, senza alcuna ''reazione morale'' della casta politica, dimostratasi di non essere all'altezza dello scontro in atto, rinnovo la richiesta di una approfondita visita ispettiva in Abruzzo della Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa e similare. L'unico sopralluogo della Commissione antimafia in Abruzzo si svolse, su mia richiesta, nei giorni di venerdì 15 e sabato 16 ottobre 1993. dopo le drammatiche vicende dell'arresto dell'intera Giunta Regionale del 1992 e di altre clamorose inchieste e arresti riguardanti personaggi politici eccellenti delle Amministrazioni Comunali di Pescara, L'Aquila, Chieti, Teramo, Lanciano, Vasto, Avezzano e Sulmona. E' evidente a tutti che le osservazioni, gli allarmi, le critiche ed i suggerimenti scritti nella relazione finale riguardante l'Abruzzo ed inviati al Parlamento, non furono allora e non sono state tenute sino ad oggi in alcun conto da chi di dovere, mentre restavano ''lettera morta'', drammaticamente sottovalutate e quasi irrise, le denunce pubbliche dell'allora Procuratore della Repubblica di Pescara Enrico Di Nicola. Nella relazione approvata dalla Commissione e presentata alle Presidenze delle due Camere il 19 gennaio 1994 infatti, a pag. 81 si riportava, ''scolpita come un epitaffio'' a futura memoria, la seguente testuale affermazione testuale: ''Secondo il Procuratore della Repubblica (Enrico Di Nicola) una illegalità diffusa a livello economico con un giro di affari miliardario e una illegalità amministrativa in un'area che assorbe il 70 per cento dell'attività complessiva della regione, destavano un grave allarme e meritavano una più puntuale attenzione da parte dello Stato per non doversi trovare, nel giro di un quinquennio, in una situazione ''terribile''. Gli Organi di Informazione e la Società Civile si sono messi paura e, per non rischiare nemmeno il minimo della loro forza e del loro coraggio, non hanno fatto altro che affilarsi supinamente al seguito di politici felloni, superficiali e gaudenti, ciascuno ''abbandonando'' il proprio ambito di responsabilità, e rifiutando di guardare in faccia la realtà di una Regione che, a causa proprio di una casta politica intoccabile nei propri privilegi ed inamovibile dai loro stessi partiti e feudi pre-borbonici, è ormai allo sbando e alla disgregazione sociale, pronta ad accogliere a braccia aperte l'ingresso trionfale e definitivo della mafia e della criminalità legale, nelle sue varie e specifiche manifestazioni locali. Non è strano e preoccupante che nessuno abbia preso in seria considerazione le recenti ed autorevoli dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Commissione antimafia On. Forgione, dal Dott. Prestipino, dal Procuratore nazionale antimafia Dott. Grasso, dal Procuratore capo di Pescara Dott. Trifuoggi e da altri autorevoli esponenti politici, magistrati, giornalisti e scrittori, invitati in Abruzzo a parlare della mafia e della criminalità? I fatti confermano in tempo reale che l'anomala e superficiale concezione di ''isola felice'' ha favorito il rallentamento della tensione morale e ideale, incentivato un progressivo degrado del territorio, della qualità della vita, della prevenzione e della coesione sociale. Si manifestano nella pancia della società civile più abbandonata espressioni esasperate e ''clamorose'' di indignazione e di protesta, senza alcuna possibilità di un diverso sbocco politico e di una effettiva riforma. Ci troviamo di fronte ad una scandalosa, ''mancanza di controllo e di informazione'', di efficaci interventi di contrasto, di prevenzione e repressione da parte delle tantissime ''Autorità'' politiche, amministrative e giudiziarie competenti (dissesto e reati urbanistici ed idro-geologici, incendi, speculazione edilizia irrefrenabile, sprechi amministrativi, intollerabili costi impropri della politica e delle strutture strumentali della Regione, delle Province, dei Comuni e loro Consorzi, Società miste e partecipate i cui organi di vertice sono tutti di nomina strettamente politica, da ''spoyls sistem's clientes''). I partiti, i politici, gli amministratori, i loro funzionari, dirigenti, consulenti, tecnici ed esperti, non stanno favorendo né tutelando lo sviluppo sostenibile del nostro territorio, sembra anzi che, insieme ad agenzie immobiliari e costruttori spregiudicati, grande distribuzione commerciale, finanziarie, usurai e istituti di credito fuori mercato, abbiano messo pesantemente le mani sulle nostre Città e sulle parti più appetibili e pregiate del nostro territorio regionale. La stessa impossibilità di chiedere in Abruzzo un puro e semplice ''Referendum abrogativo regionale'' sui costi impropri e sugli sprechi della politica, è stata per me, e per altri, una chiara dimostrazione di ''chiusura e blindatura'' in se stessa di tutto un mondo ormai fuori dalla realtà e destinato inesorabilmente ad essere travolto, anche dal suo interno. Nessuno, nemmeno a livello delle più alte cariche e responsabilità istituzionali della Regione Abruzzo, della della Informazione, della pubblica opinione, dei partiti e della società civile più esposti sul fronte delle ''regole e dei costi della democrazia'', ha trovato e trova grave ad esempio che addirittura la metà dei 305 Comuni abruzzesi, rispettivi Segretari Comunali e pubblici Ufficiali individuati dalla Legge Regionale 86/87, non rinviino i moduli ad essi consegnati per la raccolta, autentica e certificazione delle firme; nessuno ha detto nulla sul fatto che, pur essendo avviata la raccolta ufficiale e statutaria delle firme su 4 referendum abrogativi regionali, il Consiglio Regionale non abbia provveduto, in tre mesi, ad eleggere il Collegio per le garanzie statutarie, previsto dal nuovo Statuto e che avrebbe dovuto ricevere la richiesta referendaria e, tra l'altro, ''garantire''con rigore ed imparzialità il corretto svolgimento, e la necessaria ''comunicazione ed informazione istituzionale'', della procedura referendaria di raccolta delle firme avviata con la vidimazione dei moduli da parte dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale. Il silenzio dei Presidenti della Camera e del Senato, dei Parlamentari eletti in Abruzzo, dei politici (con la eccezione dell'On. Leoluca Orlando quale Presidente della Commissione parlamentare per gli affari regionali che ha informato il Presidente Marino Roselli ed il Consiglio Regionale abruzzese), dei partiti, dei movimenti sindacali e di buona parte degli Organi di informazione sui 4 quesiti referendari e sullo stesso procedimento di raccolta delle firme, l'assenza di qualsiasi dibattito pubblico sulle Televisioni regionali e sulla stampa quotidiana (salvo rarissime eccezioni), la tecnica ''dell'ignoramento'' praticata per più di 3 mesi consecutivi dalle stesse istituzioni regionali di garanzia dell'istituto di partecipazione referendario messo in movimento, ''fa paura, intimidisce e spaventa'': ed è tutto questo che denuncio.
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