Le recenti fermate per carenza di materiale, unite ad un uso sproporzionato degli straordinari e, soprattutto il rifiuto di Sevel a stabilizzare i lavoratori precari sono gli ultimi segnali di un processo che secondo noisi innesta in un disinvestimento generalizzato in Val di Sagro. Sin dall’annuncio della “favola” Stellantis, con le clausole annesse (quelle che ci hanno voluto far conoscere. Non sappiamo tutto!) lasciavano presupporre uno scetticismo di fondo. La notizia della delocalizzazione in Polonia di nuove produzioni, sono praticamente la sottoscrizione di un processo già avviato di ridimensionamento dell’area produttiva Sevel e produzioni ad essa collegate. Dunque c’è il rischio concreto di un impoverimento territoriale, i cui risvolti ora si possono immaginare, ma probabilmente la realtà dirà che essi sono ancora più pesanti. E non parliamo solo di occupazione, bensì di ricerca di nuovi prodotti, di nuovi mercati di sbocco e di ricerca di nuovi progetti dell’automotiv alla luce anche del Pnrr. Ci teniamo a sottolineare, che è il momento di rivendicare salario si, di occupazione si, ma anche di esigere investimenti di qualità sia nei prodotti, che nei progetti di vita dei lavoratori. Il disegno ci sembra già definito: la val di Sangro come succursale di prodotti innovativi, elaborati altrove. Non facciamo nazionalismo pacchiano (stile F.d,I per esempio), ma non possiamo permettere che una realtà produttiva sviluppata da decenni si possa impoverire e ridurre a mera “succursale”. Occorre perciò che i lavoratori, in primis, si guardino in faccia e non pensino di salvare la propria pelle, magari disinteressandosi delle condizioni di coloro che lavorano in subappalto . Facciamo appello a tutta la forza lavoro impiegata nell’automotiv, a parlarsi, trovare forme di collaborazione ed organizzazione autonoma, che vanno oltre lo stanco rituale dello sciopericchio proclamato dai soliti “sindacati rappresentativi” e per giunta non di tutte le sigle. Pensiamo che “la politica” si muoverà, se si muoverà, solo e solamente se sentiranno la forza dei lavoratori, che daranno segnali di non farsi ingabbiare nelle solite diatribe sindacali, istituzionali, che si perdono nella notte dei tempi. Indichiamo un percorso di ripresa di discussione, se serve anche utilizzando sigle sindacali, ma solo per facilitare il flusso di informazioni, creando un comitato dei lavoratori dell’automotiv della val di Sangro, che prenda in mano la guida della vertenza e la gestisca in prima persona. C’è un precedente nella zona della costa dei trabocchi: Ombrina. Una lotta vincente, che riuscì a portare in piazza a Lanciano 50.000 persone. Un percorso vincente, perché non si è fatto mettere il bavaglio, non si è fatto “gestire” dalla solite “istituzioni”, che vanno poi a contrattare le condizioni della resa. E soprattutto ha unito una popolazione, legata da interessi specifici, non contrastanti, ma unificanti con una idea di sviluppo alternativo a quello proposto dalle multinazionali del petrolio. Oggi tutta la costa dei trabocchi ne gode i frutti. I Cobas auspicano un processo simile, anche per l’automotiva della Val di Sangro. Per il momento comunque, poiché non ci caratterizza lo spirito settario, daremo indicazione ai nostri iscritti di aderire allo sciopero indetto dalla UIL.
Cobas del Lavoro Privato Esecutivo provinciale Chieti – Pescara