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Il consiglio provinciale si esprime sulle Comunità Montane, il parere di Camillo D'Amico

a cura della redazione
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La notizia: Il consiglio provinciale di Chieti, riunitosi ieri Martedì 15 c.m., ha approvato a maggioranza, con la sola astensione del gruppo dell’Italia dei Valori, la mozione tendente a chiedere alla regione Abruzzo di rivedere la proposta di rimodulazione della comunità montane in attuazione del disposto della L.R. n. 10 del 27/6/2008 e presentata lo scorso 25 Agosto. Come si ricorderà la proposta dell’assessore Masci prevede, per la provincia di Chieti, la completa soppressione delle preesistenti comunità montane del Medio ed Alto Vastese e quella della “Valsangro” sita a Villa Santa Maria. L’ampio dibattito consiliare sviluppatosi ha dimostrato l’inappropriatezza ed inadeguata applicazione della legge che, piuttosto che prendere a riferimento le singole altitudini dei comuni attualmente rientranti nelle comunità montane e le loro situazioni socio – economiche, fa riferimento alle medie delle attuali preesistenti creando gravissimo squilibrio le quali porterebbe fuori realtà che ne hanno, ampiamente, tutte le caratteristiche a permanervene. Nel deliberato si da mandato al presidente della provincia, Enrico Di Giuseppantonio, di convocare una riunione dei sindaci, i comuni facenti parte delle 3 comunità montane attualmente escluse dalla proposta in itinere, affinchè, unitamente a loro, fare sintesi e sinergia nell’elaborarne un’ altra di merito che tenda a modificare in profondo quella avanzata dalla regione Abruzzo. Il commento: “La mozione, di cui ero primo firmatario, aveva lo scopo di far prendere coscienza all’intero consiglio provinciale della profonda inadeguatezza di una proposta fortemente punitiva per il nostro territorio, in particolare il vastese, ma anche il sangro che vedrebbe esclusa la comunità montana di Villa Santa Maria. Il voto quasi unanime sta a dimostrare che, la sensibilità nel difendere gli interessi concreti del territorio quando non si riveste di strumentale contrapposizione, si palesa in maniera indiscutibile e va al di là di qualsiasi confine politico ed istituzionale. L’obiettivo non è difendere l’attuale quadro ma concorrere ad elaborare una proposta equilibrata, condivisa e partecipata soprattutto con i sindaci dei comuni che, stando alla proposta regionale, si vedrebbero inesorabilmente esclusi pur avendo chiaramente tutte le caratteristiche. Le comunità montane andranno certamente rilanciate in ruoli, competenze ed erogazioni di servizi oltreché nel rilancio della rappresentanza di sintesi istituzionale ma, i sindaci, vanno coinvolti necessariamente affinchè il tutto non venga calato dall’alto ma condiviso con i territori in un attiva concertazione che, altrimenti, si vedrebbe di fatto commissariato ed espropriato nella propria autodeterminazione. L’approccio avuto da tutti i gruppi consiliari è stato prudente e, la disamina di merito, è stata profonda perché, a mio avviso, nella necessità di riformare l’ordinamento istituzionale locale non bisogna avere approcci istintivi ne palesare acredini di qualsiasi natura piuttosto avere una saggia ed equilibrata visione generale delle cose; con questo voto, ritengo, ciò sia avvenuto.”
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