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Uil Abruzzo: crisi industriale

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La crisi industriale che ha investito l'Abruzzo è molto grave. La prima linea della crisi è quella nota: Polo dell'Aquila; Finmek di Sulmona; Oliit Avezzano e Chieti; Solvay di Bussi; settore tessile-abbigliamento-calzaturiero nell'intera regione; zuccherificio di Celano; Golden Lady di Gissi (caso emblematico di delocalizzazione); Sielte in provincia di L'Aquila, Chieti e Pescara, per citare solo alcuni dei casi più noti. La sua dimensione è regionale, anche se non manca chi in Abruzzo continua a minimizzare e ritiene il problema circoscritto all'Aquila. Alle crisi che minano il futuro stesso delle aziende coinvolte, vanno aggiunte le situazioni che non mettono in discussione la sopravvivenza delle aziende in quanto tali, ma che provocano rilevanti perdite occupazionali. Si tratta di decine e decine di aziende, dalla Imte alla Tecnolam, dalla WTS (quest'ultima un caso di mancata tutela dell'industria regionale a fronte delle prepotenze di realtà meglio protette a livello nazionale) alla Delverde, la cui ripresa è ancora problematica, mentre la contrazione occupazionale è una certezza. Dietro questa prima linea, ce n'è una seconda, formata da aziende non propriamente in crisi, ma in difficoltà, i cui problemi andrebbero monitorati e affrontati da subito. Ci sono anche nomi grossi: Denso, alla vigilia del secondo piano industriale, senza che il risanamento abbia ancora colto tutti gli obiettivi che si prefiggeva; Honeywell (e il suo indotto), il terzo pilastro industriale ed occupazionale della Val di Sangro dopo Sevel e Honda, alle prese con una competizione sempre più dura e con la necessità di una ridefinizione del suo ruolo nel gruppo; EmSar San Giovanni Teatino (Chieti); Merker di Tocco Casauria (Pescara), la cui ripresa è da monitorare molto attentamente; Amadori di Mosciano Sant'Angelo (Teramo), a causa dei contraccolpi dell'influenza aviaria. Ci si rende conto di cosa significherebbe un'evoluzione negativa di qualcuna delle situazioni della ''seconda fila'', a fronte della perdurante mancanza di risposte alle emergenze in atto? L'ampiezza della crisi industriale richiederebbe un governo complessivo delle vertenze e progetti di rilancio: mancano entrambi. Non c'è in piedi alcun tavolo nazionale generale, dopo che il Governo ha annullato la riunione dello scorso 29 settembre: si procede vertenza per vertenza. Non è partito il tavolo nazionale sull'elettronica e le telecomunicazioni, nonostante gli annunci. Non è stato istituito presso il Presidente della Regione Abruzzo il raccordo di pronto intervento Governo-Regione-Sindacato sulle vertenze aperte. Non sono stati messi in calendario gli incontri con Fiat, Honda, Micron, pur in presenza di segnali crescenti di attenzione ai problemi del territorio da parte di questi grandi gruppi industriali. Non è stato fissato il primo incontro per discutere la legge-quadro sulle attività produttive. La Finanziaria 2006 non prevede alcunché di specifico per fronteggiare la crisi industriale in Abruzzo: né nuove politiche industriali, né nuovi ammortizzatori sociali. E' urgente che il Sindacato abruzzese si mobiliti unitariamente, affinché il Governo e la Regione assumano, ciascuno per la parte di sua competenza, precisi impegni per tamponare la crisi, risolvere le vertenze aperte e avviare il rilancio del settore, con la consapevolezza che l'industria è una componente insostituibile dello sviluppo. Per la Uil Abruzzo, il segretario generale (Roberto Campo) 26 ottobre 2005
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