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Riuscito il 'Gran galà di baccalà'

Il resoconto di Orazio Di Stefano dell'iniziativa di 'Terra e cuore'

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Quelli che mi conoscono sanno che sono una buona forchetta, perché mi piace mangiare. Mia madre, nel passaggio di consegne con la nuora, le disse: «Con Orazio non avrai problemi, perché non è piccioso, soprattutto a tavola. Se lo vuoi rendere felice, fagli l’agnello al sugo, altrimenti puoi cucinargli di tutto. Se lo mangerà serenamente. Ma una cosa non fargli mai: il baccalà». E per 23 anni, a casa mia il baccalà è stato tabù. Ed io ho accuratamente evitato di ordinarlo nei ristoranti.

Finanche al Prodotto topico (la manifestazione da noi organizzata) non l’ho mangiato. La settimana scorsa, però, Angelo Angelucci mi ha invitato al suo ristorante, per la tradizionale serata di Terra e cuore. Quando mi ha detto che si trattava del Gran galà del baccalà, gli ho detto: «Amico mio, sai che io sono sempre venuto. Ma stavolta è inutile, perché non mangio il baccalà».
Mi ha risposto: «Orazio, ho già detto ad Antonio Cilli e Luca Chioditti che ti avrei messo affianco a loro. Vieni comunque. Ti faccio preparare un’altra cosa dalla cucina». Preso non per la gola, ma per i sentimenti di amicizia che nutro per il proprietario e per gli amici che avrei trovato, venerdì scorso sono andato lo stesso da Italia.

Assiso tra Antonio e Luca, ho diligentemente atteso la portata diversa, tanto che Giuseppe Angelucci ha, dapprima, servito gli altri e ha lasciato vuoto il mio piatto, per poterlo riempire di altra pietanza. Nell’attesa, ho però visto il poker di antipasti e sono rimasto abbagliato dai colori del piatto. Per cui, istintivamente, ho chiamato Giuseppe e gli ho detto: «Se non avete preparato ancora un piatto diverso per me, portami l’antipasto che stai servendo a tutti gli altri. Il ragazzo ha aderito prontamente al mio invito, tanto che mi sono ritrovato davanti un vero e proprio piatto al baccalà, che ho annusato ed iniziato a mangiare. Si, l’ho mangiato tra l’incredulità dei miei commensali e segnatamente della signora che mi stava di fronte. La quale mi ha detto Â«Perché prima ci ha detto che non mangia il baccalà?». Ho risposto: «Signora, io non credo me stesso. Questo è un cibo, che non ho mai mangiato, che fino a qualche minuto fa detestavo».

Nel frattempo, è arrivato il risotto, che però non si sentiva di baccalà. Ho mangiato pure quello. E poi ho mangiato la pasta, dalla quale per la verità ho però scansato i pezzi del pesce che non gradisco, o che, meglio dire, non ho gradito per quarantanove anni. Anzi, per quarantotto anni e sette mesi e mezzo. Ho mangiato anche il secondo piatto. E il dolce. Mi sono quindi alzato saturo ed incredulo, chiedendomi come sia possibile che uno cambia in una serata un abitudine che ha da mezzo secolo (l’ostilità al baccalà).

Quando dalla cucina sono usciti la mamma di Angelo e lo chef ho avuto la risposta. Il venerdì 14 marzo dell’anno domini 2014, il ristorante da Italia ha sdoganato in me non il baccalà, ma il gusto con cui le nostre famiglie lo cucinano. Che è un gusto forte e a me non gradito. Invece, cucinato con delicatezza, miscelato con gli odori di una cucina elaborata e creativa, quel pesce non mi è così poi molto sgradito. Di questo, ringrazio lo staff di Italia e segnalo loro mia madre e mia moglie, poiché, laddove volessero completare la gamma dei cibi che mangio, dovrebbero prendere esempio ed elaborare meglio i loro piatti. Se, come penso questo non sarà possibile, continuerò a non mangiare il merluzzo... salvo che Angelo non mi prenda nuovamente, non per la gola, ma per i sentimenti, chiedendomi di restare ad un suo futuro Gran galà di baccalà.

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