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Nicola: "Comunione Liberazione ha rivoluzionato la mia vita"

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Nella vita di ogni uomo accadono delle “casualità” (per i credenti “una mano o un segno di Dio”) che possono influire sulle scelte del futuro del singolo. Nella vita di Nicola Della penna, uno degli zoccoli duri che hanno portato il movimento ecclesiale Comunione Liberazione (CL) a San Salvo, da tutti conosciuti come “l’odontotecnico” di San Salvo, ci sono almeno quattro di queste segni che hanno influito profondamente il suo percorso, lavorativo, umano e di fede. Di seguito una breve intervista.

Mi parli un po’ di te?

Sono nato a San Salvo e sono l’ultimo di quattro figli. Quando ero ragazzo il bar era un eccellente luogo di aggregazione. Un flipper e un tavolo da ping pong erano sufficienti per divertirci. Insieme agli amici di sempre Nicola e Mario Sparvieri, Carlo De Luca, Tonino Ialacci, ed Enzo Bruno, nel 1975 avevamo fondato la “Radio Città Futura” e il club, “Quo Vadis”. Io avevo solo 13 anni! Erano delle grandi soddisfazioni per tutti noi! Avevamo tanti ideali e una gran voglia di costruire qualcosa di buono per il nostro paese.

Come ti sei ritrovato a fare l’odontotecnico?

Non amavo molto studiare e mi iscrissi all’Istituto professionale di San Salvo. Al terzo anno maturai nel cuore il desiderio di avviare un'attività in proprio nella sfera dei servizi alla persona. In quel periodo l’istituto Salesiani di Vasto proponeva, tra i suoi vari corsi professionali, quello di odontotecnico. Ho pensato subito che era perfetto per me. Una sera, passeggiando per Vasto ho incontrato un ragazzo che prima stava a San Salvo e che aveva dei problemi di tossicodipendenza che dopo purtroppo è morto. Un ortodontista di Vasto se lo era preso a cuore e gli faceva frequentare il suo studio per farsi aiutare. Appena gli dissi che stavo frequentando quel corso, mi chiese: "perché non vieni anche tu nel laboratorio di Gaetano Modio”. E io “magari ma non credo che mi possa prendere”. E invece! È stato un vero e proprio maestro d’arte. Ci sono rimasto per sei anni. Poi con suo grande dispiacere soprattutto perché si era affezionato a me, decisi ad aprire per conto mio qui a San Salvo. Il 1 luglio del 2019 compirò, a Dio piacendo, esattamente 30 anni di attività.

Quando hai incontrato e come ti sei innamorato del movimento di CL?

Ero la classica persona che credeva ma frequentava solo alle feste comandate nonostante avessi uno zio sacerdote nella diocesi di Milano, don Antonio Fusilli. Ogni tanto andavo a trovarlo e una di queste volte mi invitò a una settimana bianca organizzata da questo movimento. Restai letteralmente affascinato dalla familiarità e dalla gioia con cui questi giovani stavano insieme. Tra loro non c’era semplice amicizia umana ma c’era qualcosa di più alto e che si percepiva a pelle. Sentii forte il desiderio di far parte di quel cerchio. In contemporanea la mia fidanzata Rosaria D’Alessandro, conosciuta sul pianerottolo di casa di mia sorella, stava frequentando Medicina e all’università aveva incontrato CL. Abbiamo così cominciato a percorrere questo cammino di fede con don Sabatino Fioriti a Guilmi. Siamo cresciuti tantissimo grazie a questi incontri sia singolarmente che come coppia.  Cercavamo un gruppo nella nostra zona e ne trovammo uno a Vasto. La prima volta andammo, aprimmo la porta, chiedemmo “voi siete CL”, richiudemmo la porta e ce ne andammo. La volta successiva siamo tornati e restati. A chiunque incontravamo parlavamo di quanto era bello stare con Cristo e di questo movimento. Alcuni amici sansalvesi si lasciarono contagiare da questa nostra scelta di vita e così, con il supporto degli amici di Vasto, nel 1996 abbiamo aperto un gruppo di CL anche a San Salvo.

Come è cambiata la tua vita dopo che hai incontrato Comunione Liberazione?

Tantissimo. Per me una volta il fine settimana era una vera propria priorità mettermi in macchina e andare a sciare. Dopo aver incontrato Cristo, tutto è cambiato. Ha segnato profondamente  la famiglia che mi sono costruito, e ha rivoluzionato la mia concezione del lavoro e di ogni altra sfera umana. Il fine settimana ora preferisco trascorrerlo aiutando il prossimo a cui sono chiamato. E questo non mi pesa affatto anzi. Ai più può sembrare che ho rinunciato al mio tempo ma non è così. Mi permette di vivere la mia vita in una dimensione più bella e più grande, quella dell’amore del Cristo vivente che so con certezza che ci ama profondamente.

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