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La suprema perfezione. Ama!

Commento al vangelo

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Oggi, come ai tempi di Gesù, impera il perbenismo. Dal monte delle Beatitudini Gesù ha lanciato sei pietre che hanno colpito le nostre sicurezze, i nostri facili compromessi.

Sei “ma” di una forza stravolgente. “Avete inteso che fu detto agli antichi...  Ma  io vi dico...”

E’ il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento. Continuità e rottura al tempo stesso: passaggio dal legalismo alla legge dell’amore, dal buonsenso alla divina follia della croce, dalla prudenza al rischio esaltante del buttarsi e sporcarsi le mani, dall’ordine formale allo “scandalo” evangelico.

Non è l’abolizione della Legge, ma la suprema perfezione, il compimento della Legge. Ama!

La perfezione dell’interiorità, dell’amore. Un amore la cui unica misura è di non avere misura.

“Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere, chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio...”

“Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”.

E gli uomini, cosidetti onesti, sono costretti a guardarsi le mani. E si accorgono che sono macchiate di sangue dei propri fratelli. Si accorgono che si può uccidere anche con la lingua. Comprendono che chi si accosta all’altare  senza aver prima perdonato il fratello, è un profanatore del tempio.

E gli uomini perbene, osservanti delle più insignificanti prescrizioni legali, convinti che per essere puliti basti lavarsi le mani prima di sedere a mensa, scoprono all’improvviso che anche i pensieri sporcano.

Veniamo a noi.

Per caso, non abbiamo cercato di disinnescare la forza dirompente del “ma” del Cristo? Non abbiamo cercato, per caso, di ammorbidire la durezza di quella parola con i nostri calcoli, i nostri equilibri, di quella che continuiamo a chiamare prudenza (ed è invece, la più pericolosa imprudenza), delle nostre tradizioni?

“Siate perfetti!” E noi ci affrettiamo ad appiccicarci un “ma”. “Ma bisogna essere realisti, tener conto della nostra fragilità. La carne è la carne...” E siamo già fuori del Vangelo.

Insomma ci ostiniamo a contrapporre al “ma” di Cristo, espressione della novità e della radicalità evangelica, i nostri “ma”, espressione della nostra meschinità e della nostra paura ad andare fino in fondo.

E’ venuta l’ora di prendere sul serio quel “ma io vi dico”.

E’ venuta l’ora  di relegare in soffitta i nostri comodi tradizionalismi e arrenderci, senza condizioni, alla “novità” del Cristo. E’ venuta l’ora di non aver più paura del Vangelo.

Se ogni persona che si dice di credere in Cristo cominciasse a piccoli passi a vivere la scoperta del vero amore, non rimpiangeremmo tanti fatti che ci sconvolgono e ci fanno soffrire.

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