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"Anche tu invitato al Banchetto di Nozze"

Commento al vangelo

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+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse:

«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.

Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

É abbastanza facile comprendere la Parola di oggi. Non è certo una novella a lieto fine la parabola che ci viene proposta. Degli invitati, per lo meno scortesi, che non si presentano al banchetto nuziale, anzi alcuni si spingono fino a insultare e ad uccidere coloro che sono andati ad invitarli.

In certi Paesi la festa di un matrimonio dura anche una settimana, e tutto il paese è in festa.

Se poi è un RE che la vuole per suo figlio...

Le Nozze? Parola il cui significato è quasi del tutto dimenticata. Da "nubere-nube". La sposa arriva alla festa ricoperta da un velo. Lo sposo è colui che la scopre e la fa sua.

Ma di quale Nozze si parla?

Del banchetto di nozze tra Cristo e il suo Popolo: Israele prima, l'umanità intera poi. Ed è il Padre Dio che lo prepara con estrema cura, secondo un cerimoniale regale. Alla grande, evidentemente, aperto a tutti.

Ma a quale banchetto siamo invitati?

Cristo ci vuole sposare; vuole toglierci il velo della morte, del peccato, dell'odio, della indifferenza, dell'infedeltà, della passività, dell' individualismo.

Ci vuole gioiosi, rivestiti del suo Spirito, della sua divinità.

Al posto di grasse vivande e vini eccellenti, eccoti nientemeno che il suo Corpo e il suo Sangue!

E l'umanità intera è divinizzata.

Il Vangelo vuole mostrarci che Lui non cerca uomini perfetti, non esige creature immacolate, ma vuole uomini e donne incamminati, anche col fiatone, anche claudicanti, ma in cammino. È così è il paradiso. Pieno di santi? No, pieno di peccatori perdonati, di gente come noi. Di vite zoppicanti. Il re invita tutti, ma non a fare qualcosa per lui, ma a lasciargli fare delle cose per loro: che lo lascino essere Dio!

Il re entrò nella sala... Noi pensiamo Dio lontano, separato, sul suo trono di gloria, e invece è dentro la sala della vita, in questa sala del mondo, è qui con noi, uno cui sta a cuore la gioia degli uomini, e se ne prende cura.

E si accorge che un invitato non indossa l'abito delle nozze. Tutti si sono cambiati d'abito, lui no; tutti anche i più poveri, non so come l'hanno trovato, lui no; lui è come se fosse rimasto ancora fuori dalla sala. È entrato, ma non credeva a una festa. Non ha capito che si fa festa in cielo per ogni peccatore pentito, per ogni figlio che torna, per ogni mendicante d'amore. Non crede che Dio mostri il suo volto di padre nei racconti di un Rabbi che amava banchetti aperti per tutti..

Dio ci accoglie come siamo, anzi ci viene a cercare là dove ci siamo cacciati con le nostre incorrispondenze, lascia che entriamo al suo cospetto nella situazione in cui ci troviamo in quel momento, ma non tollera che noi ci adattiamo ad essa.

È pronto a restituirci la dignità filiale, ma attende il nostro impegno, la nostra quotidiana conversione: è questo l'abito nuziale richiesto. E, badiamo bene, si tratta di una conversione quotidiana, cioè di una revisione e un lavorio continuo su noi stessi: passi piccoli ma costanti, intrecciati magari a qualche caduta o ripensamento, subito recuperata sotto la spinta della ferma volontà di corrispondere all'amore, alla cui mensa ci sentiamo invitati.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, verificherò il mio "guarda­roba" spirituale: in che stato è il mio abito nuziale? Lo indosso o è rimasto chiuso nell'armadio con la puzza di naftalina?

Fuori della metafora: è in me quoti­dianamente presente e attivo l'atteggiamento della conversione?  

Creiamo, per favore, un clima di famiglia... che tanto desideriamo, non una ricorrenza civile senza cuore! Basta con messe civili! Danziamo e cantiamo con Davide, con la Chiesa intera, con il coro degli Angeli, tutti presenti e festosi!

Viviamo ciò che preghiamo:

"O Padre, che inviti il mondo intero alle nozze del tuo Figlio, donaci la sapienza del tuo Spirito, perchè possiamo testimoniare qual è la speranza della nostra chiamata, e nessun uomo abbia a rifiutare il banchetto della vita eterna, o a entrarvi senza abito nuziale!".

Via la faccia da funerale nelle nostre eucaristie! Cantiamo, ascoltiamo, preghiamo, alimentiamoci in modo eucaristico, cioè gioiosamente riconoscenti.

Metti il mio cuore, Signore, in stato di conversione permanente, per alimentare una comunione sempre più viva con te e con i fratelli con cui condivido il Banchetto delle Nozze.

Amen.

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