Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

"Ciò che è urgente restituire a Dio è proprio la sua immagine impressa nell’uomo"

Commento al vangelo

Condividi su:

La frase, tanto citata, nella quale qualcuno con molta faciloneria trova il fondamento della dottrina circa l’indipendenza dei due poteri (religioso e civile), o la base del “ lealismo” dei cristiani   nei confronti dello Stato, in realtà è di difficilissima interpretazione.  Ha detto “si”, ha detto “no”, “si, ma”, non ha risposto. Non è il caso di addentrarci nella diatriba.

Io direi. non ha dato la risposta che gli interlocutori  si aspettavano, e nemmeno quella che forse pretendiamo noi. Uno studioso in campo esegetico, a questo proposito, puntualizza: “L’elemento decisivo della risposta sono le ultime parole, che vanno chiaramente al di là della problematica posta dalla domanda. Esse contestano globalmente la possibilità di una risposta sempre pronta all’uso, di una regola che si possa applicare semplicemente ad ogni caso, per sapere immediatamente come regolarsi:  infatti, a Dio appartiene ogni cosa, anche colui che ha posto la domanda”.

D’accordo le cose di Dio e le cose di Cesare. Ma chi è in grado di fare l’inventario preciso? Come stabilire esattamente i limiti dei due campi? E quando ci sono interferenze da una parte e dall’altra, in che modo accertarle con sicurezza?

Guai a fare delle frasi di Gesù la formula magica che risolve in maniera definitiva tutti i problemi in cui le realtà dello Stato e quelle del Regno di Dio si mescolano insieme. La realtà concreta è molto complessa. Le situazioni storiche assai varie esigono valutazioni spesso diverse tra loro. Gli equivoci sono sempre possibili.

No, Gesù non è un fornitore di ricette pronte per l’uso, che ci dispensino dal rischio delle scelte più tormentose e persino laceranti. Il cristiano non si trova con una soluzione prefabbricata, valida per sempre. Si ritrova con una coscienza e con la libertà. Ogni volta occorre farle funzionare.

Precisato ciò, mi limito ad alcune osservazioni da diverse angolature.

Gesù dice di restituire a Cesare, non di copiare da lui, e neppure di fargli concorrenza. Ossia, bisogna dargli tutto ciò che gli è dovuto. Ma niente altro. Certi minuetti, certe alleanze con i poteri di questo mondo, non sono per la gloria di Dio, quali che siano le intenzioni dichiarate. Semmai sono contro. Quando la Chiesa, o qualsiasi istituzione cristiana, si configura come potere mondano, c’è sempre qualcuno che rimane fuori: Cristo e il suo Vangelo.

Sì, qualche volta Cesare può anche prevaricare e invadere un terreno che non è di sua competenza e pretendere qualcosa che non gli è dovuto.  Ma non vengono da questa parte i pericoli maggiori, anche perché risultano facilmente avvertibili da una coscienza sveglia.

La tentazione più sottile resta quella di utilizzare Cesare come esattore per conto di Dio. La via più spiccia per riscuotere. In questo esso, con questi metodi, non si “restituisce” a Dio, nonostante le apparenze. Si compie un furto colossale. La strada più breve, i mezzi più efficaci e spicci, la costrizione, servono soltanto a non far giungere a destinazione le “cose di Dio”, anche perché Lui non le riconosce come “sue”.

L’immagine che torna a Dio deve recare l’inequivocabile segno di riconoscimento della libertà.

L’immagine di Cesare e dei suoi vassalli è facilmente riconoscibile. Ma quella di Dio? Qui il credente è chiamato ad esercitare la sua specializzazione. Non si tratta di frugare tra le pietre, o le monete, o le pergamene, occorre ricercare tra i volti. Ogni faccia d’uomo porta incisa – anche se sbiadita, deturpata - l’immagine di Dio. Ciò che è urgente restituire a Dio è proprio la sua immagine impressa nell’uomo, sempre esposta a tutte le rapine.

Un’ultima cosa. E se nel restituire a Dio le cose di Dio, fosse incluso l’obbligo di restituire le cose di Cesare, le cose degli uomini, i doveri terrestri?...

Se ciò che è dovuto a Dio comprendesse ciò che si deve restituire ai poveri, agli esclusi, agli sfruttati, alle vittime dell’ingiustizia, ai senza voce, ai non aventi diritto, ai condannati, ai dimenticati, agli schiacciati sotto tutte le forme di oppressione, a coloro che sono stati privati della loro dignità (è lungo l’elenco!)?

Non è detto che Dio incassi i tributi che gli spettano soltanto in chiesa. Direi che preferisce riscuotere dietro gli sportelli dell’umanità…

Condividi su:

Seguici su Facebook