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E’ l’invito di questa domenica: vegliare, prendere coscienza che il tempo è breve

Commento al vangelo

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Buon Anno! Perché , mi domanderete. Inizia con L’Avvento il nuovo anno liturgico per riscoprire la lezione di Betlemme. Mettiamoci in cammino, allora,, cioè riconosciamo che abbiamo sempre molto da apprendere sulla novità della vita portata da Gesù nel Natale.

 

La prima lettura è un invito a prendere coscienza del peccato. “Tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento”. All’inizio dell’Avvento queste parole sono per noi un invito a batterci il petto, sono un invito ad una confessione sincera, veramente pentita: Il Natale non deve lasciarci “uguali”, ma deve spingerci più in là nella vita cristiana. Se non avviene questo cambiamento, il Natale sarà un’occasione perduta, sarà un rito senz’anima, sarà un ricordo non vissuto e non accolto nella vita.

Per questo il profeta si rivolge al Signore: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti” E’ una delle preghiere più belle della Bibbia: c’è il riconoscimento onesto dell’insufficienza dell’uomo, ma c’è anche la fiducia piena in Dio, che resta fedele all’Amore anche dopo il nostro peccato. Addirittura poco prima il profeta aveva scritto: “Non forzarti all’insensibilità, perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi, Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore” Sono parole che commuovono per l’intensità della fede nella bontà di Dio, sono parole nelle quali dobbiamo tutti ritrovarci per dare voce al gemito della nostra povertà e al grido della nostra speranza.

Oggi viviamo la stessa situazione: stanno cadendo tante illusioni. L’uomo moderno, sazio e disperato, avvertirà la nostalgia di qualcosa che gli manca? Questo qualcosa in fondo al cuore sappiamo cos’è: è Dio che ci manca.

Però, rispetto ai tempi del profeta noi abbiamo una novità: noi sappiamo che Dio ha già risposto alla preghiera del profeta; noi sappiamo che Dio ha già mandato il suo Figlio e quindi, per quanto malvagi siano i tempi, la vita umana ormai si muove con Cristo.

Dio si è coinvolto al massimo con la famiglia umana. E’ proprio questo che fa dire a San Paolo: “Rendo grazie  continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio, che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni”. Non scordiamolo mai: con la venuta di Cristo, Dio ha superato tutte le distanze e ha iniziato a creare il futuro promesso.

Il Vangelo completa l’insegnamento di questa domenica. E’ da sottolineare come il Vangelo parla delle ultime cose della vita: non fornisce notizie di curiosità, non annuncia scadenze, non scavalca il presente, ma lo illumina. Infatti, davanti a Dio, il futuro si conquista con il presente e lo si capisce partendo dal presente.

Gesù ha davanti a sé la fine imminente di Gerusalemme e si sofferma a leggere, con la sapienza di Dio,  il senso di questa tragedia. Gerusalemme sta per essere distrutta a motivo dei suoi peccati e soprattutto a motivo del peccato di cecità davanti a Cristo.

Gerusalemme è la città che ha decretato la crocifissione di Gesù per sbarazzarsi di lui. Escludendo Dio, Gerusalemme prepara con le sue mani la propria sciagura e la propria punizione. Una sciagura che Dio non vuole, ma che ugualmente non può evitare perché Dio rispetta anche la libertà di peccare. Non dimentichiamolo mai.

Quel che è accaduto a Gerusalemme, accade anche nella storia presente e accadrà alla fine della storia.

In questo senso la profezia sulla fine di Gerusalemme diventa la profezia sulla fine del mondo: chiunque si comporta come Gerusalemme, farà la fine di Gerusalemme.

Ecco perché il cristiano “credente”, che sa come Dio agisce nella storia, veglia. Che significa vegliare? Lasciarci educare dalla Parola di Dio e prepararsi all’incontro con il Signore.

E’ l’invito di questa domenica: vegliare, prendere coscienza che il tempo è breve e quindi la conversione è urgente e non dilazionabile.

 Ritorna l’Avvento! Ritorna perché noi prendiamo finalmente sul serio la lezione di Betlemme e ci mettiamo in cammino non con i piedi, ma con il cuore!

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