Dopo aver assaporato la velocità della pista e l'odore degli pneumatici torniamo a parlare di sport ‘Indoor’ con l’insegnante del Centro Tao Marco De Feo. Tra le numerose attività svolte nella sua palestra Marco ci ha parlato del Kung Fu: un’arte marziale particolare che cercheremo di spiegare nel modo più semplice possibile.
L’intervista
Cominciamo da te, quando hai cominciato ad avvicinarti al mondo delle arti marziali e come sei arrivato ad aprire questa attività ?
Dunque, io ho cominciato a praticare gli sport di contatto dall’età di nove anni. Ho cominciato dal Judo e poi man mano sono passato prima per la Kick Boxing, più o meno quando avevo 14-15 anni, approdando solo alla fine al Kung Fu. Nel corso di queste esperienze ho anche avuto numerose soddisfazioni a livello agonistico, vincendo due titoli italiani e partecipando anche a competizioni internazionali. Tuttavia, studiando quella che è la mia passione, mi sono reso conto che potevo progredire di livello praticando il Kung Fu ma soprattutto quelli che sono i suoi stili. Mi spiego meglio, la parola Kung Fu viene erroneamente intesa come uno stile di combattimento quando invece è una sorta di macrodefinizione che riguarda una cosa molto più complessa e specifica. Infatti nel Kung Fu esistono due diversi tipi di stili: interni e esterni. I primi sono i più complessi da imparare mentre i secondi sono quelli che, di fatto, ci vengono propinati dalla televisione o che vediamo abitualmente anche sul web. Comunque tornando a me posso dirti che ho smesso di gareggiare, così come i ragazzi che alleno, e mi sono dedicato interamente allo studio dello stile ‘interno’. Questa decisione mi ha anche permesso di conoscere numerosi maestri che tramandano il taoismo.
Mi pare di capire che nell’insegnamento del Kung Fu, ma soprattutto dei suoi stili si passi per gradi intermedi, dico bene?
Esattamente, i primi passi, che poi sono anche propedeutici per poter salire di livello sono quelli prettamente fisici che prevedono l’insegnamento di tecniche in cui si utilizza quasi solo esclusivamente il corpo. Parliamo in questo caso di Wing Chun, Hung-Gar e Shaolin. Ovviamente, come ho appena detto queste tecniche fanno parte di un primo livello superficiale dello studio dell’Arte Marziale. Per accedere ad una conoscenza più approfondita però è necessario mettere in gioco altre componenti di tipo filosofico-culturale che nei combattimenti che vengono spacciati per canonici non esistono. Questo punto di arrivo è stato raggiunto nel corso degli anni a scapito delle teorie fondanti dell’Arte Marziale trasformandola in puro e semplice sport.
Hai appena accennato a caratteristiche di tipo filosofico-culturali, di preciso cosa intendi?
Qui comincia un discorso piuttosto complesso che cercherò di riassumente quanto più possibile. Dunque, il Kung Fu ‘originale’ nasce dalle antiche arti marziali cinesi che tenevano conto delle basi filosofiche di stampo taostico e per questo l’insegnamento stesso seguiva e segue dei metodi, definiti, tradizionali che sono estremamente duri e selettivi. Il Kung Fu come Arte è stato creato non soltanto per difesa o combattimento verso un ‘nemico’ esterno, al contrario tende a porre l’uomo dinanzi a quelli che sono i propri limiti sia fisici che mentali. È dunque una manifestazione della natura e al contempo un esercizio spirituale che si porta avanti con un impegnativo lavoro sia sul corpo che sulla mente.
Ovviamente, io prima ho detto di non gareggiare ma non per questo mancano i confronti con gli avversari. Anche questi permettono a chi pratica quest’Arte di crescere perché lo scontro provoca danni e fa progredire al contempo lo spirito. La cosa importante, che va tenuta in considerazione, è che il combattimento è un confronto tra esseri umani, di pensieri, di corpi e di esperienze. Quindi per poter raggiungere questo risultato è necessario seguire un percorso di allenamento non solo sotto il profilo strettamente fisico ma anche psicologico. Per questo ti dico anche che noi non ci alleniamo soltanto ma apprendiamo come portare avanti questi stessi allenamenti.
Selettivo: questa parola mi ha colpito molto, vuol dire che non tutti sono disposti o sono in grado di oltrepassare il ‘livello’ fisico del Kung Fu?
Esattamente. Noi cerchiamo di diffondere lo spirito originario delle arti marziali tradizionali, non condividendo l’approccio, come dicevo poco fa, utilitaristico che ha sminuito l’Arte fino a trasformarla in sport. Nel nostro caso cerchiamo di ‘abbattere’ quelli che sembrano dei movimenti predefiniti di causa e reazione. Cerchiamo di arrivare ad un livello di percezione del proprio fisico che permetta al corpo, in simbiosi con la mente, di gestire qualsiasi situazione ci si ponga dinanzi, proprio perché nella vita non esiste nulla di scontato a cui si può applicare un qualcosa di imparato meccanicamente. L’istinto inoltre la fa da padrone anche perché nel momento in cui ci si trova in una situazione difficile è quasi impossibile ragionare logicamente applicando quanto provato in palestra. I movimenti diventano oltre che fisici anche mentali puntando a far diventare spontanea qualsiasi azione, quindi, solo attraverso una percezione mentale acuita e una risposta sicura del corpo si può apprezzare in pieno il Kung Fu. Ci sono ovviamente persone che invece si fermano al contatto fisico e, per i motivi più svariati, non vanno avanti con lo studio. In questo caso cerchiamo anche di capire chi possa avere le capacità di portare avanti un tale discorso dando, in piccole dosi, delle indicazioni psicologiche anche durante l’allenamento fisico.
Ma ci sono età minime o massime per apprendere una cosa di questo tipo?
Partiamo dall’ultima, un’età massima non esiste per un semplice motivo: si tratta di movimenti del tutto naturali che posso essere facilmente gestiti soprattutto sfruttando quelle che sono le caratteristiche dell’ambiente che ci circonda come la forza di gravità che, se sfruttata in un determinato modo, può aiutare il rilassamento dei muscoli a qualsiasi età . Al contrario per quel che riguarda l’età minima direi che la cosa è estremamente soggettiva visto che l’avvicinamento a questo tipo di Arte Marziale può avvenire in base a diverse caratteristiche sia del ragazzo che dovute all’ambiente esterno. Però cerchiamo comunque di indirizzare qualcuno che dimostra di avere le capacità verso uno studio più approfondito da subito sperando che poi si continui anche nel corso degli anni in cui entrano in gioco altre problematiche che di certo non aiutano.
Quindi, dal punto di vista strettamente anagrafico chiunque può appassionarsi e invece per quel che riguarda le donne quali sono le ragioni per le quali si appassionano?
Fondamentalmente le donne si avvicinano a questa disciplina con lo stesso interesse che nutrono gli uomini, sotto questo aspetto non ci sono grandi differenze. Tuttavia spesso queste ultime cominciano a prendere lezioni di ‘combattimento’ soprattutto per la voglia di accrescere la propria sicurezza personale visti anche gli eventi di cui si parla in quest’ultimo periodo. Poi è chiaro che la donna ha caratteristiche fisiche particolari e adatte a determinati movimenti così come l’uomo, bisognerebbe quindi trovare una sorta di compromesso tra le due figure.
Quali sono invece le attività che svolgete in palestra?
Dunque noi oltre al Kung Fu trattiamo la difesa personale e il combattimento da strada. Nello specifico si tratta di due sistemi diversi di combattimento: il Krav maga, di origine israeliana e il Reality Based Personal Protection di origine americana. Il primo è più schematico mentre il secondo si avvicina maggiormente a quello che si potrebbe affrontare nella vita reale. Per questo motivo il Krav Maga da un punto di vista pratico funziona poco mentre il RBPP è sicuramente più efficace, alla luce di questo discorso quello che mi piacerebbe portare avanti è la commistione di questi generi utilizzando un buon 80% di combattimento da strada e il restante 20% tecnico di Krav Maga. Tutto questo è giustificato dal fatto che tutto quello che si prova in palestra è già conosciuto mentre in strada non si può prevedere il comportamento dell’altro.
Tutte le attività che svolgi in palestra riesci a farle da solo oppure hai dei collaboratori?
Non sono solo, ho due ‘collaboratori’. Una ragazza che si occupa della parte di fitness e femminile mentre un amico-allievo che mi da una mano con le arti marziali.
Siamo all’ultima domanda: tu sei laureato in Scienze motorie, quanto è stata influenzata dalla passione questa scelta? Chi volesse cominciare come può fare?
Ho scelto questo percorso accademico proprio in base alla mia passione per poter conoscere anche il punto di vista medico ‘occidentale’ della disciplina in quanto totalmente differente da quello orientale. Ovviamente questo tipo di formazione mi è tornata utile soprattutto nel caso della ginnastica medica che posso condurre in palestra. Infine se qualcuno volesse cominciare può sia passare in palestra che contattarmi per prendere magari appuntamento e vedere cosa si vuol fare.