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Convegno: Tartuficoltura vista come recupero dei terreni agricoli

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TORREBRUNA - La tartuficoltura in Abruzzo sta assumendo un peso crescente come elemento di potenziale sviluppo per le aree interne già naturalmente vocate alla produzione del prezioso tubero. Nei boschi dell'Alto Vastese la raccolta del prelibato frutto della natura, il tartufo nero, il pregiato bianco e lo scorzone, è un'attività molto diffusa, ma non ancora regolamentata e sfruttata in maniera razionale a vantaggio del territorio. Accanto alla ricerca del tartufo da parte dei cosiddetti ''tartufai'', che sempre più numerosi si dedicano a questa attività, è possibile pensare alla realizzazione di tartufaie ''artificiali'', niente altro che uno sfruttamento, assolutamente ecocompatibile, del territorio, in particolare di quello montano, già naturalmente adatto a questo tipo di coltura. Sono in numero crescente i campi di micorrizzazione, anche nel territorio del Vastese, che già producono buone quantità di tartufi di diverse specie. Il costante abbandono delle coltivazioni e delle attività antropiche legate al mondo dell'allevamento, paradossalmente potrebbe essere un fattore positivo, poiché mette a disposizione importanti porzioni di territorio da poter recuperare alla tartuficoltura. La produzione di tartufi è considerato un settore produttivo innovativo in grado di sviluppare una rete economico-sociale che potrebbe rappresentare l'inizio di una nuova fase di sviluppo per le zone montane. Proprio di queste tematiche e di temi correlati si parlerà questa mattina (9 agosto) a Torrebruna nella conferenza ''Tartuficoltura vista come recupero dei terreni agricoli marginali nelle aree interne - Problematiche legislative inerenti'', l'appuntamento di approfondimento che si inserisce nell'undicesima sagra del tartufo, organizzata dall'associazione ''Corvara'' e dall'amministrazione comunale. E' prevista la partecipazione di esperti del settore, di numerosi amministratori regionali e provinciali e di addetti ai lavori. Francesco Bottone
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