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Caccia alla lepre

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TORREBRUNA - Non solo cinghiali, ma anche lepri, come mostrano chiaramente le immagini pubblicate. La squadra di ''cinghialai'' composta da cacciatori provenienti da Torrebruna, Schiavi di Abruzzo e San Salvo, non si dedica soltanto alle battute al grande ungulato, ma si diletta anche in altre tipologie di caccia considerate più raffinate e nobili come quella alla lepre appunto. Nel corso di una fortunata battuta svolta nei boschi dell'Alto Vastese, in una località top-secret che i cacciatori non vogliono rivelare, la squadra guidata dall'esperto Luigi di Torreburna, una vera istituzione nel mondo venatorio, è riuscita ad abbattere, nei giorni scorsi, addirittura due esemplari del piccolo mammifero, due prede ambite. Artefici degli abbattimenti Giustino di Schiavi di Abruzzo e Pietro di San Salvo, ma nella squadra ha fatto la sua parte Roberto proveniente anch'egli dalla cittadina adriatica. La caccia alla lepre comune o europea (Lepus europaeus) ha sempre esercitato un fascino particolare sui cacciatori, ma anche sulla gente comune, probabilmente perché si tratta di confrontarsi con un animale estremamente rapido nelle movenze, diffidente e furtivo, dunque una tipologia di caccia particolarmente difficile, roba per esperti. La lepre comune, in seguito alla progressiva espansione dell'agricoltura, ha trovato un habitat ideale nelle zone coltivate, dove riesce a procurarsi il cibo in ogni periodo dell'anno. Suoi nemici naturali sono la volpe e sempre più i cani randagi, oltre ovviamente ai cacciatori, anche se il prelievo venatorio risulta abbastanza limitato proprio per via dell'oggettiva difficoltà che presenta la caccia al piccolo mammifero. Altra causa di morte per le lepri, con percentuali abbastanza significative, sono gli investimenti notturni ad opera di autovetture. Per la cronaca va ricordato che sono gli stessi cacciatori, attraverso gli ATC, che periodicamente immettono sul territorio esemplari di lepre, in numero consistente, nel corso delle frequenti operazioni di ripopolamento di selvaggina. Francesco Bottone
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