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Il mercato: un viaggio tra i ricordi del passato e il presente

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Le bancarelle del mercato riportano il mio cuore e la mia mente ai momenti di spensieratezza vissuti con mia mamma.

Era quasi un appuntamento fisso.  Tempo permettendo, ogni giovedì, andavamo al mercato anche se non dovevamo comprare niente e per fare una semplice passeggiata.

Era l'equivalente di un centro commerciale dove si poteva trovare di tutto: tessuti, tendaggi, biancheria intima e per la casa, casalinghi, scarpe, merceria, legumi, ferramenta, arbusti e fiori, maglierie, l’orologiaio, le maglie intime fatte con la lana di pecora (le uniche che usava mio padre), l’arrotino.
 

Molti erano convinti che al mercato non si potevano trovare dei prodotti di qualità. Ma non era affatto vero. Bastava avere occhio e sapere a chi rivolgersi. Da ragazza, mamma aveva seguito un corso di taglio e cucito della Necchi grazie al quale aveva sviluppato l’occhio clinico della sarta: sapeva distinguere i tessuti e la qualità dei tagli e delle cuciture.

Spesso comprava scampi di stoffe buone a sole mille lire! 

Eravamo diventate delle clienti affezionate di molti commercianti. Con loro si era stabilito quel classico rapporto di fiducia che s’instaura tra il bravo commerciante e il cliente. Erano affabili e proponevano prodotti di qualità a un prezzo equo.

C'erano e ci sono Luciano, Ricciardi, il termolese e altre bancarelle che vendono le scarpe, la coppia di Paglieta e Gualà con i casalinghi, Lia di Jacops prima con i vestiti da donna, i fratelli di Pescara prima con solo le maglie e oggi anche con altri capi di abbigliamento, di biancheria e tendaggi della famiglia Talia, la famiglia D'Aló, il mastro orologiaio Giuseppe Nero, e altri con la biancheria per la casa, la “camiciara”, la sorella di Annamaria Meola, “quelli della Liscia” che vendono i vestiti, Nicola Bontempo, e tanti altri di cui non ricordo o non conosco il nome e che continuano la loro attività di commercio ambulante da almeno un ventennio. Non a caso, molti di loro continuano a mandare avanti l’attività anche con l’aiuto di figli e nipoti ormai divenuti grandi.

Nonostante la globalizzazione e la trasformazione delle abitudini di acquisto dei consumatori, il mercato settimanale sopravvive in ogni paese e città e continua a essere un luogo dove poter fare buoni acquisti e soprattutto di incontro di parenti, amici e conoscenti. Il vedere gente in giro è sempre un fatto positivo.

A San Salvo sono cambiati i luoghi che hanno ospitato il mercato settimanale. Da varie testimonianze raccolte tra i sansalvesi, il primo mercato, a memoria di alcuni di loro, si svolgeva tra la Porte de la Terre e via Madonna delle Grazie che all’epoca era una zona periferica, quasi aperta campagna. Non c’erano abiti confezionati ma c’erano  tessuti, casalinghi, filati e lane, scarpe, attrezzi per la campagna, brocche e pentolame di latta e di coccio, i prodotti dei contadini anche di paesi limitrofi e il bestiame. In seguito è stato spostato prima in piazza Vitale Artese, per diversi anni in via Stadio e in ultimo nella zona 167.

I recenti cambiamenti della disposizione delle bancarelle rendono più fruibile la zona e hanno consentito di creare uno spazio dove acquistare prodotti di diverse categorie merceologiche (quasi come un centro commerciale), più circoscritto, meno dispersivo e più accogliente. E chissà un giorno il mercato potrebbe dare un futuro a tanti giovani senza lavoro che riscoprono i vantaggi di un lavoro autonomo senza i costi che una sede fissa comporta. L'importante è puntare sulla qualità e sulla professionalità.

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