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Rumualdo Di Stefano, un alfiere all'attacco.

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CASTELGUIDONE - L'alfiere d'attacco della lista civica collegata al candidato sindaco Mario Cicchillitti è senza dubbio l'ex vicesindaco Romualdo Di Stefano, che anche in passato ha dimostrato di non avere peli sulla lingua e di non mandarle a dire ai propri avversari politici. Nel corso della presentazione della lista Di Stefano è infatti intervenuto con un discorso dai toni decisamente critici nei confronti del candidato sindaco avversario, Gabriele Di Paolo. Illustrando il simbolo di ''Nuova alba per Castelguidone'', l'ex amministratore ha affermato seccamente che ''tutto ciò che c'è stato prima è ormai passato, e la nostra alba è iniziata con la revoca dell'assessorato a Roberto Di Stefano''. L'assessore rimosso, come è noto, è stato più volte sindaco del piccolo centro montano, e nel 2004 non poté avanzare la propria candidatura per via della legge sul terzo mandato, fatto questo che aprì la strada a Mario Cicchillitti, l'ultimo sindaco dimissionario intenzionato ora a riconquistare la fascia tricolore. ''Non siamo figli di nessuno, non abbiamo scheletri nell'armadio, - ha continuato l'ex vicesindaco - e soprattutto non abbiamo padroni, non abbiamo persone alle spalle che ci danno indirizzi sulle scelte amministrative. Noi ascoltiamo soltanto i cittadini, sono loro i nostri unici suggeritori. Nella nostra lista non c'è nessuno che ha accettato di candidarsi in nome di qualcun altro, per rappresentare altri''. Evidente il riferimento alla presenza, nella lista antagonista, di giovani candidati che rappresenterebbero invece navigati politici non più spendibili in fase elettorale. E tira fendenti contro il candidato sindaco della lista sfidante ''Per Castelguidone''. ''Il candidato sindaco, per capeggiare quella lista, ha dovuto rispettare le direttive imposte da qualcuno. - ha tuonato l'ex amministratore - Dopo ciò che è successo nel '90 non riesco davvero a capire come Gabriele Di Palo abbia accettato di farsi portavoce di chi vuole esclusivamente la testa di Mario Cicchillitti, come abbia potuto dimenticare il passato e accettare tutti i compromessi, le imposizioni anche in fase di scelta delle candidature''. Nel 1990 Gabriele Di Paolo era capolista della Democrazia Cristiana e nella sua lista figurava anche Mario Cicchillitti, mentre lo sfidante di sinistra era Roberto Di Stefano. Con un gioco trasversale di preferenze, si votava con una diversa legge elettorale all'epoca, Gabriele Di Paolo, che secondo gli accordi avrebbe dovuto fare il sindaco, si trovò invece relegato in minoranza, isolato, per via di un vero e proprio ribaltone da Prima Repubblica. Molti degli autori di quella sorta di ribaltone oggi appoggerebbero la candidatura di Gabriele Di Paolo, questo almeno sostiene l'ex vicesindaco Romualdo Di Stefano. ''Quella lista - ha terminato duramente l'esponente politico - è la riesumazione dei vecchi metodi di fare politica, quelli dei compromessi, con il candidato sindaco che ha accettato tutte le imposizioni che gli sono state fatte pur di vedere realizzato un suo vecchio sogno, la fascia tricolore''. Prendendo la parola Romualdo Di Stefano aveva annunciato di voler gettare benzina sul fuoco, e in effetti l'incendio della polemica divampa in paese.
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