Almeno una volta nella vita ogni abitante di San Salvo avrà messo piede nella chiesa di San Giuseppe in piazza san Vitale o avrà parcheggiato lì vicino. Ma quanto sappiamo di questo edificio che oltre a essere un luogo di culto è anche un vero e proprio monumento posto al centro della piazza più importante della nostra città? Di seguito il secondo articolo di Giovanni Artese della rubrica “Le antiche mura e i tesori nascosti della nostra San Salvo”.
La Cripta di San Giuseppe in San Salvo (Giovanni Artese)
Uno scavo parziale della Cripta di San Giuseppe (l'arcipretale di San Salvo), effettuato - su progetto di Denis Pratesi - nei primi mesi del 2016 dalla ditta Iezzi e Di Pierro per conto della Parrocchia, ha portato nuovi interessanti informazioni di carattere storico-architettonico e archeologico in relazione al luogo specifico e alla stessa chiesa, di fatto il monumento cardine del borgo medievale salvanese.
Innanzitutto si è compreso che la parte orientale della cripta non venne interrata nel Novecento (come si supponeva) bensì nella seconda metà dell'Ottocento, quando quasi tutto l'edificio medievale (una chiesa a due navate) venne demolito per fare spazio alla ricostruzione neoclassica (una chiesa ad una navata, con cappelle laterali), mantenendo intatti solo la facciata e il campanile.
In secondo luogo, lo scavo, sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologica d'Abruzzo, ha consentito di riportare alla luce i primi resti della chiesa benedettina. A circa un metro e mezzo dall'ingresso di via Portanova è stato infatti rinvenuto un muro - in pietra e laterizio - parallelo a quello absidale, alto circa 120 cm. Si tratta di un alzato che probabilmente costituiva il muro absidale della chiesa benedettina, precedente di due/tre secoli la fase gotico-cistercense (secc. XIII-XIV). Più in avanti, di almeno tre metri, è stato scoperto un altro muro romanico, che divide quasi in due l'intero ambiente della cripta, oltre di cui non si è riusciti momentaneamente ad andare.
Altre scoperte di rilievo sono state il rinvenimento di due arcate divisorie della parte centrale della cripta dalle parti laterali (in corrispondenza con gli ambienti delle due soprastanti sacrestie) nonché di collegamento tra i contrafforti dei pilastri portanti; e di alcuni reperti sparsi, quali una moneta del 1789 (un grano cavalli), un anellino in bronzo, numerosi resti ossei di sepolture di età diverse (non dimentichiamo che le cripte fungevano anche da cimiteri prima dell'editto napoleonico del 1807) infine un frammento di capitello medievale a crochets (la stessa tipologia osservabile nei portali delle chiese tardoduecentesche di San Giuseppe e San Pietro in Vasto).
Gli operatori della Parsifal, che per conto della Soprintendenza hanno svolto la sorveglianza archeologica sul cantiere, pur mostrando grande prudenza nell'avanzare ipotesi interpretative della documentazione riscoperta e pur nell'attesa di ulteriori verifiche convengono tuttavia sull'importanza di tali rinvenimenti per la ricostruzione della storia della Chiesa (dedicata dapprima a S. Maria del Monasterium Sancti Salvi quindi a S. Giuseppe) e di quella cittadina più in generale.
Considerando che sul retro dell'abside, nel 2005 è stato scoperto un manufatto paleocristiano ipogeo (identificabile come una tomba monumentale del V/VI secolo), che attraversa via Portanova e si ferma proprio sotto l'ingresso della cripta, riteniamo di poter dedurre che, pur nella complessità della vicenda, si possono già individuare almeno sei fasi costruttive fondamentali della principale chiesa di San Salvo, cioè:
1. l'edificazione paleocristiana (tra VI e IX secolo), su ruderi di edifici romani;
2. l'edificazione romanica (del periodo benedettino, secc. X-XII), su ruderi romani e paleocristiani;
3. la ristrutturazione gotico-cistercense (secc. XIII-XIV);
4. la parziale ristrutturazione barocca, evidente in particolare sul campanile (sec. XVIII);
5. il rifacimento neoclassico, affidato all'ing. Silvestro Benedetti di Vasto, con l'eccezione della facciata e del campanile (1851-1860);
6. la ristrutturazione pseudo-romanica dell'architetto Luigi Antonucci di Chieti, consistente nella demolizione della vecchia facciata e del campanile e la loro ricostruzione previo allungamento della navata - di nove metri - attraverso l'innesto di una nuova campata (1961-1965).
Se queste sono le anticipazioni, siamo convinti che una seconda fase di scavo e poi - auspicabilmente - di restauro e recupero della cripta di San Giuseppe potranno fornire elementi tali da poter ricostruire meglio, cioè scientificamente, l'intera evoluzione edilizia e architettonica della chiesa oltre che restituire questo prezioso ambiente a funzioni culturali, religiose e museali, andando a costituire un'altra interessante attrattiva del centro storico cittadino per gli studiosi, i fedeli e i turisti che lo frequentano.