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Antonello, ovunque è andato ha lasciato il suo profumo!

Storie di vita

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Nessuno di noi sa quando e come saremo chiamati a lasciare questa terra. Antonello Di Rito è stato chiamato quando aveva solo 23 anni, nel fiore della gioventù e della vita. Anche se ha lasciato questa terra troppo presto ha lasciato dei semi di bontà e di passione per la vita in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Antonello è nato il 19 ottobre del 1989 a Lanciano. Già appena nato era bellissimo pesava 3,850 chili ed aveva folti capelli scuri. È sempre stato molto vivace e precoce ed era autonomo per natura. Quando aveva venti mesi ed era nata la sorella già si vestiva da solo. Era un vero ometto! All’asilo riusciva ad andare al bagno da solo anche se spesso indossava le salopette. Era il capetto della situazione. A due anni già sapeva andare con la bicicletta senza rotelle. Per la villa sembrava uno spaventapasseri per quanto andava veloce. A tre anni faceva lunghe camminate in montagna senza problemi.

Era appassionato della natura e voleva entrare negli scout anche se non aveva ancora l’età. Appena ha potuto ci è entrato. Amava il cammino degli scout fino in fondo, non solo per le camminate e il contatto con la natura ma anche perché poteva essere utile agli altri.  All’età di 17 anni (era il più piccolo della comitiva) è andato a trascorrere un campeggio estivo in un orfanotrofio della Serbia nel periodo delle mine antiuomo. Tanti erano i bambini a cui mancavano un braccio, una gamba o un altro pezzo del corpo. Quando uscivano fuori dovevano stare attenti a non restare colpiti. Ognuno doveva prendersi cura di un bambino. In un'altra occasione è andato a Gela nel periodo della ndrangheta. Entravano nelle carceri, nelle comunità di recupero. Avevano a che fare con gli ultimi compresi prostitute, carcerati, transessuali, e tossicodipendenti. Erano queste tutte realtà che per come era fatto lui, prendeva a cuore profondamente.

La sua passione per la natura l’ha portato a diplomarsi presso l’Istituto agrario di Scerni. Era andato a visitarlo da solo approfittando del passaggio di una zia che si doveva recare da quelle parti. Il suo pensiero fisso era quello di non ripetere l’anno perché altrimenti perdeva tempo. “Anche lì ha lasciato il suo profumo”.

Aveva cominciato il corso universitario di Agraria a Campobasso ma poi, entrato a lavorare per due giorni nella Primo di San Salvo, ha scelto di lasciare l’università ed entrare nel mondo del lavoro a pieno titolo. Amava le mansioni che gli erano stati affidati e l’aria di familiarità che si respirava tra i colleghi.

Era innamorato della montagna e del mare in contemporanea e li viveva entrambi in pienezza. Seguiva una vita molto salutare non beveva, mangiava sano e seguiva molti sport tra cui sci, nuoto, corsa, palestra e piscina.

La sera dell’incidente in cui ha perso la vita il 23 aprile 2012, per tre volte andava e tornava dal portone per salutare la mamma “mamma l’hai capito che me ne sto andando?”.

Come si suol dire “salutava anche le pietre della strada”. Molti vecchietti si ricordano di Antonello semplicemente perché li salutava anche se non li conosceva.

La sua vita è stata breve ma ha fatto tanto e ha vissuto una vita piena e con tante soddisfazioni. Ha bruciato tante tappe. Era un ragazzo alla mano, molto espansivo, e altruista. La sera dell’incidente, nonostante stava male si è preoccupato di ringraziare le persone che l’hanno soccorso.

 

 

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