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Abbattimenti selettivi di cinghiali anche nel chietino. La Provincia potrebbe seguire l'esempio di Teramo

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ALTO VASTESE - Una delle quattro province della regione Abruzzo, quella di Teramo, ha già dato il via libera al programma di abbattimenti selettivi di cinghiali nelle cosiddette zone di ripopolamento e cattura, cioè in quelle aree in cui si registra una maggiore concentrazione di ungulati. Le indiscrezioni che circolano negli ambienti venatori danno per probabile un'analoga e imminente decisione anche nella provincia di Chieti. La popolazione di ungulati, per una serie di fattori, primi tra i quali l'ultima stagione invernale particolarmente mite, sta subendo un'esplosione demografica, almeno secondo quanto asserito, ancora nelle scorse settimane, da settori del mondo agricolo, Coldiretti in testa. L'aumento esponenziale dei cinghiali sul territorio provoca inevitabilmente un incremento dei danni arrecati alle colture agricole dai voraci selvatici e qualcuno parla addirittura di emergenza. Nelle zone del teramano evidentemente il fenomeno ha raggiunto livelli tali da non essere più sopportabile dagli agricoltori, e ha spinto l'amministrazione provinciale a decretare l'impiego di un programma di abbattimenti selettivi. In seguito alle continue denunce di danni inoltrate dagli agricoltori del chietino, anche la provincia di Chieti potrebbe optare per questa misura deterrente, sempre secondo le indiscrezioni, perché non c'è ancora nulla di ufficiale. Una scelta invisa al mondo venatorio. La caccia di selezione è praticata esclusivamente dai cosiddetti selecontrollori, ovvero dei cacciatori che hanno seguito un particolare corso di addestramento e preparazione. E' una pratica venatoria che si differenzia in maniera abbastanza netta dalle classiche braccate utilizzate per il prelievo del cinghiale; non prevede infatti l'utilizzo di segugi, né di squadre di cacciatori. Il singolo selecontrollore, dotato di un'arma ad anima rigata, capace quindi di attingere il selvatico anche a distanze di oltre cento metri, si apposta in zone frequentate abitualmente dai cinghiali, in attesa che l'esemplare da abbattere capiti a tiro. Alla base di questo tipo di caccia ci deve essere un piano di abbattimento, stilato in precedenza in base ad una preventiva fase di monitoraggio e censimento della specie animale, che consente il prelievo esclusivo di alcuni capi con specifiche caratteristiche di sesso, età e peso. Insomma una pratica venatoria che consente al cacciatore di operare una scelta precisa sul capo da abbattere o da lasciare in vita, ma che necessità ovviamente di rigorosi criteri scientifici preparatori. Negli ambienti delle associazioni venatorie del Vastese si teme che questa forma di caccia possa essere introdotta dalla Provincia e la contrarietà dei cacciatori è motivata dal fatto che non ci sarebbe stata la preventiva fase di censimento dell'effettiva popolazione di ungulati e soprattutto della strutturazione dei branchi.
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