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Auro D'Alba, figlio illustre di Schiavi di Abruzzo

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SCHIAVI DI ABRUZZO - Si è tenuto nei giorni scorsi, a Schiavi di Abruzzo, la quarta edizione dell'evento culturale ''Incontro con la storia'', a cura dell'associazione Centro comunitario italico, salutata da un ottimo riscontro di pubblico. Dopo il saluto introduttivo di Vittorio Colangelo, presidente onorario dell'associazione Centro comunitario italico, dell'attuale presidente Armando Falasca, e del vicesindaco Luciano Piluso, si è entrati nel dettaglio con le due conferenze storiche previste. ''Auro D'Alba: protagonista del XX secolo, figlio di Schiavi di Abruzzo'' e ''Acquedotto di Schiavi di Abruzzo e acquedotti romani'', i temi delle relazioni tenute rispettivamente dalla giovane e talentuosa studiosa Gilda Giovannucci, originaria proprio del centro montano del Vastese, e dell'architetto Franco Valente, tra i massimi esperti di archeologia e di storia dei Sanniti. Quest'ultimo, illustrando la situazione dei resti dell'acquedotto rinvenuti in agro di Schiavi di Abruzzo, ha sottolineato l'importanza di una maggiore tutela del patrimonio archeologico locale. Anche per il sito dei templi italici, lo straordinario complesso che sorge in località Colle della Torre, l'architetto Valente ha auspicato un più alto livello di sensibilità e di attenzione, senza risparmiare aspre critiche alla struttura metallica recentemente realizzata a protezione dei reperti, definita letteralmente ''una schifezza''. Molto attesa la relazione sul poeta futurista Auro D'Alba, tra i figli più illustri di Schiavi di Abruzzo, definito da Mussolini ''un poeta e soldato dall'anima ardita e rivoluzionaria, per questo degno di essere considerato fascista''. La studiosa Gilda Giovannucci ha proposto un suggestivo viaggio attraverso le varie fasi della poesia e della personalità tormentata del poeta, dal crepuscolarismo corazziniano, al futurismo, al fascismo. Particolarmente apprezzati i passaggi durante i quali la studiosa ha ricordato l'attaccamento del poeta al suo paese natale. ''Nel 1928 D'Alba fece il primo ritorno nella 'terra degli avi', il secondo nel 1934. - ha spiegato Gilda Giovannucci - Calorose manifestazioni di amicizia lo accolsero e per lui furono momenti di grande commozione. L'affetto per quei 'tetti che hanno freddo', con le sue generazioni sofferenti per l'angoscia dell'emigrazione e dura fatica dei campi, è ben manifesto nella poesia intitolata 'Schiavi di Abruzzo'''. ''Auro D'Alba, pur essendo stato fermo sostenitore del fascismo, - ha aggiunto la giovane studiosa - continua la sua attività letteraria, affermando che la dignità di uno scrittore si manifesta 'infischiandosene' delle tendenze o degli indirizzi del proprio tempo. Egli considera intellettuale colui che, rivedendo i fatti alla luce della sua ragione e del suo senso civile, riesce ad esprimere le proprie idee a costo della vita e della libertà''. Potrebbe essere proprio questo, dunque, l'insegnamento lasciato ai posteri da Auro D'Alba.
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