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Gennarino: “Non ti preoccupare tutto si risolve!”

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Ogni uomo ha un qualcosa di particolare che lo contraddistingue rispetto a tutti gli altri e che lo rende unico e irripetibile. Molto spesso è la passione che mette in un particolare aspetto della sua vita. Gennaro (da tutti chiamato Gennarino) D’Andrilli si è contraddistinto nella sua vita lavorativa per la passione per la carrozzeria e anche se è in pensione da diversi anni, i suoi occhi si continuano a illuminare quando pensa al suo lavoro. Di seguito una breve intervista al primo carrozziere di San Salvo.

Quali sono stati i tuoi primi lavori e come sei arrivato a diventare un carrozziere?

Io ho cominciato a lavorare nel 1953 quando avevo 12 anni perché ai miei tempi per i nostri genitori “non esisteva” che potevamo stare a zonzo e quindi ci mandavano a imparare un mestiere da qualche artigiano. Io andai da Talucci Dante un artigiano un po’ tutto fare. Eseguiva lavori di meccanica, impiantistica elettrica e di idraulica ovviamente rapportati a quelli che potevano essere questi lavori a quell’epoca. Andando avanti nel tempo maturai la propensione al discorso di meccanico che era anche il lavoro più gettonato anche dai miei coetanei. Intorno ai 18 anni andai a lavorare da Di Fonzo proprio come meccanico ma la cosa durò solo un inverno. Nel periodo estivo aiutavo un meccanico delle macchine trebbiatrici. In seguito entrai a lavorare per una ditta di Vasto che assemblava i componenti per la costruzione dei torchi per la vendemmia. Di fronte a questa azienda c’era un carrozziere, Marrollo Antonio che aveva bisogno di un apprendista e mi chiese se volevo andare io. Anche se un po’ a malincuore, accettai la proposta e vi rimasi fino al 1961 quando lui si trasferì a Casalbordino e io tornai a lavorare da Di Fonzo. Questa volta però da carrozziere. Quando stavo lì sentivo sempre gente di San Salvo che dovevano venire a Vasto perché in paese non c’era nessun che faceva questo lavoro. E così mi sono fatto coraggio e nel 1963 ho aperto la mia carrozzeria prima in un locale in corso Garibaldi e poi in via Dante. Questo era un lavoro che all’epoca non voleva fare nessuno. Il paese stava cominciando a svilupparsi con l’arrivo della Siv e della Magneti Marelli. All’epoca San Salvo era tutto un cantiere e c’era tanta voglia di fare e c’era l’occasione di avere uno stipendio senza dover andare all’estero. E mi misi in società con Magnacca Angelo e Chioditti Vitale ma questi avevano altre passioni e poi sciogliemmo la società e presi degli apprendisti. Nel 1968 ho acquistato il primo forno per la verniciatura che consentiva, rispetto alla verniciatura all’aria aperta, una maggiore salvaguardia della salute e una maggiore riuscita del lavoro finale. Negli anni ’70 si cominciavano a trasferire le attività tipo la nostra a trasferirsi nella zona industriale. Il segretario comunale di allora Di Clemente consigliò a me, all’elettrauto Di Santo, e al meccanico Ciavatta di muoverci insieme nella ricerca di un lotto per la costruzione di un capannone. E così facemmo. All’epoca le persone aggiustavano anche una piccola ammaccatura perché si pensava a mantenere la macchina quanto più a lungo possibile e destinare i risparmi per la costruzione delle case. Oggi questo trend si è invertito.

Cosa ti ha cominciato ad appassionare di questo lavoro e come sei riuscito a trasmettere questa passione ai tuoi figli Carlo e Angelo?

Il vedere qualcosa che in qualche modo crei e/o trasformi poi diventa una cosa nuova. Quando i miei 3 figli avevano finito le medie li portavo al capannone. Marianna si cominciava a occupare di clienti e aspetti amministrativi e a Carlo e Angelo li ho cominciati a formare. E così anche loro si sono appassionati a questo lavoro e hanno continuato.

Secondo te cos’è la cosa più difficile di un carrozziere?

Con questi tipi di lavori dobbiamo essere sempre disponibili soprattutto nei periodi estivi e per i turisti. Una volta, solo perché io ero l’unico aperto di sabato è venuto un signore che aveva un problema alla macchina e non poteva ripartire. Quando se ne è andato mi ha ringraziato diecimila volte perché grazie alla mia disponibilità poteva ripartire subito e il giorno dopo godersi la famiglia e fatto risparmiare anche i soldi che avrebbe dovuto spendere per alloggiare il sabato e la domenica notte. Inoltre si deve essere un po’ psicologi. Spesso da noi arrivano persone che in qualche modo hanno subito un trauma sia psicologico e umano che materiale per via di un incidente stradale. Quando arrivano da noi sono nel clou di questa fase. E allora dobbiamo cercare di metterci nei loro panni e riuscire a tranquillizzarli “Non ti preoccupare tutto si risolve!”.

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