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Costi della politica, Rapagnà in sciopero della fame

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CONTINUA LA BATTAGLIA dell'ex parlamentare abruzzese Pio Rapagnà per la promozione dei referendum regionali finalizzati alla riduzione delle cosiddette spese della politica. Dopo aver protestato per una sorta di macchinazione mirante ad oscurare la proposta dei referendum, nelle scorse settimane Rapagà ha parlato addirittura di un boicottaggio mediatico a protezione della ''casta'' politica regionale, il coriaceo ex deputato torna ora all'attacco contro il governatore Del Turco. ''A tutela degli interessi del Comitato promotore e dei cittadini abruzzesi che hanno già sottoscritto i quattro Referendum regionali sui costi impropri della politica, sono costretto ad interrompere il silenzio della informazione e della parola - ha tuonato Rapagà - e, in presenza di circostanze istituzionalmente rilevanti, dichiaro che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, dopo quattro mesi di silenzio totale istituzionale, di mancata informazione dei soggetti interessati e di omissione di atti e provvedimenti legislativi per le garanzie statutarie e per la verifica del procedimento referendario, ha comunicato di avere deliberato, senza averne il titolo e la competenza, la irricevibilità delle richieste di referendum abrogativo presentate dal Comitato Promotore''. ''Lo stesso Ufficio ed il Presidente del Consiglio Regionale, che erano tenuti a farlo, non hanno sottoposto all'intero Consiglio Regionale la richiesta di proroga dei termini e la sospensione della procedura referendaria, quantomeno fino alla elezione e all'insediamento del Collegio per le garanzie statutarie. - continua il coriaceo esponente referendario - L'Ufficio di Presidenza, invece di prendere atto di una anomala situazione, forse anche imprevedibile ed imprevista data la novità della iniziativa referendaria regionale, e piuttosto che intervenire per superare e sanare con urgenza le inadempienze costituzionali, statutarie, legislative, normative e rimuovere i gravissimi ostacoli burocratici e organizzativi frapposti da diversi Comuni e da soggetti indicati dalla Legge Regionale quali esclusivi pubblici ufficiali autenticatori delle firme, si è semplicemente limitato a conteggiare il numero delle firme in parte presentate e, senza considerare il fatto gravemente ostativo che la metà dei 305 Comuni abruzzesi e la stragrande maggioranza dei Notai, Cancellieri e Giudici di pace, non avessero ancora riconsegnato i moduli ad essi inviati il 28 giugno scorso, si limita a deliberare che: ''Scaduto il termine ed entro il 30 ottobre... con voti unanimi (cioè di 3 componenti su 5) delibera di dichiarare irricevibili le richieste di referendum''. E grida allo scandalo Pio Rapagà, per il tentativo della classe politica regionale di boicottare quello strumento che avrebbe posto fine al tempo dell'abbondanza, ridimensionando i cosiddetti costi di gestione della politica. ''Nel ribadire con forza la richiesta al Consiglio Regionale di eleggere ed insediare immediatamente l'indispensabile Collegio per le garanzie statutarie ed attuare quanto previsto dal nuovo Statuto, annuncio che, se entro i prossimi giorni le istituzioni regionali non dovessero provvedere in tal senso, a tutela di tale diritto statutario attribuito ai Cittadini ed al Comitato ed a sostegno della richiesta medesima, riprenderò lo sciopero della fame, già sospeso a settembre. - minaccia in chiusura Rapagnà - Per quanto riguarda il Comitato promotore, la procedura referendaria e la raccolta delle firme non si sono affatto concluse con la frettolosa deliberazione di irricevibilità dell'Ufficio di Presidenza''.
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