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''Uno sguardo al passato''

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SCHIAVI DI ABRUZZO - ''Uno sguardo al passato...'' è il nome dell'interessante e suggestiva mostra permanente allestita a Schiavi di Abruzzo. Si tratta di un'esposizione di utensili e attrezzature legate al mondo montano e contadino di un tempo. L'allestimento è stato realizzato nella parte alta del paese, in quella zona anticamente denominata ''prteill'', nel tentativo di valorizzare il centro storico e ridargli lustro ed importanza. Fino al 30 agosto i turisti e gli stessi abitanti potranno ammirare numerosi oggetti di uso comune nelle case di un tempo e strumenti da lavoro per l'agricoltura ben conservati. Si passa dai più comuni strumenti usati dalle massaie, come ferri da stiro nei quali venivano inseriti carboni ardenti, o il mortaio per triturare i grossi grani di sale grezzo, a tutto l'occorrente per preparare la pasta fatta in casa o il fragrante pane casereccio, quindi setacci di varie dimensioni, la ''maisa'', cioè il contenitore per far lievitare l'impasto del pane, le palette per infornare. Interessante anche le sezione dedicata al lavoro dei campi: un vecchio aratro fa bella mostra di sé, accanto ad altri utensili e ad alcune selle per le cavalcature e ad un basto ligneo, cioè una grossa e rozza sella di legno che si poneva sul dorso delle bestie da soma per appendervi ceste e bigonci. Davvero uno ''sguardo al passato'', un tuffo in altri tempi, quando l'uomo viveva del lavoro dei campi, in perfetta armonia con la natura. La mostra è impreziosita da numerose riproduzioni fotografiche datate, immagini suggestive del paese ai primi del '900 e momenti di vita quotidiana nel periodo del Ventennio fascista. I numerosi visitatori che hanno firmato il registro delle presenze, tra altre cose hanno potuto leggere i versi dedicati a Schiavi di Abruzzo da un suo celebre figlio, il poeta futurista Auro D'Alba, pseudonimo di Umberto Bottone: ''...Della fatica volontaria Schiavi diedero il nome gli antenati al monte; nome duro, scavato nel profondo dei millenni, nel solco arido, quando i primi patriarchi da frontiere aborigene discesi scelsero per la lotta queste alture; solitudini amare abbandonate dai pavidi ai più forti...Vive il bifolco per la terra ingrata e fra le pietre semina e raccoglie fin sulle vette più vicine a Dio''.
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