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Aviaria e caccia.

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La regione Abruzzo, insieme ad altre cinque regioni, ha chiesto al Governo di sospendere la caccia fino a quando non sarà accertato se la fauna possa essere veicolo di contagio dell'influenza aviaria e fino a quando la Commissione europea non avrà deciso quali misure di prevenzione adottare. Immediatamente Verdi e ambientalisti, invocando il principio di precauzione, hanno colto la palla al balzo chiedendo al governatore Del Turco di dare seguito alla proposta ed arrivare alla chiusura dell'attività venatoria. La notizia ha messo subito in stato di agitazione le numerose associazioni venatorie e innescato un interessante dibattito tra tutti i cacciatori che rischiano di dover riappendere al chiodo sovrapposti e automatici prima del tempo. Interviene autorevolmente in questo dibattito Paolo Scolavino, nella sua duplice veste di cacciatore esperto e di medico, svolge infatti la professione medica da diversi anni a Schiavi di Abruzzo e proviene da una famiglia con una consolidata tradizione venatoria. ''Una chiusura anticipata della caccia alla selvaggina migratoria'' - confessa - ''sembrerebbe non solo logica, ma addirittura auspicabile, anche se è vero che al momento non esistono riscontri scientifici in merito alla possibilità di trasmissione del virus dagli animali all'uomo''. Infatti i medici di famiglia non hanno ancora ricevuto alcuna comunicazioni ufficiale da parte delle autorità sanitarie, anche perché le eventuali contromisure andrebbero prese simultaneamente in tutti i paesi europei e la Commissione non ha ancora adottato alcuna decisione. ''Le specie a maggior rischio sono sicuramente gli acquatici e la fauna migratoria in genere, mentre reputo estremamente improbabile che un eventuale contagio possa interessare la selvaggina stanziale''. ''Fagiani, starne, lepri e soprattutto il cinghiale, prediligono un certo habitat che non è certamente quello di anatre e colombacci, cioè dei possibili veicoli del virus dell'aviaria'' - continua Scolavino - ''dunque un provvedimento di chiusura totale della caccia, che riguardasse cioè anche la selvaggina stanziale, sarebbe del tutto immotivato e dettato semplicemente dalla volontà degli ambientalisti di approfittare della situazione di allarmismo ingenerata dall'influenza aviaria''. A quanto pare, dati scientifici certi in grado di motivare la chiusura definitiva della stagione venatoria non ce ne sono, mentre probabilmente si ravvisa la volontà degli ambientalisti, avversari dichiarati dei cacciatori, di approfittare strumentalmente dello spauracchio della pandemia per ottenere una facile vittoria che produrrebbe soltanto polemiche.
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