Si sono spenti fuoco e luci, ma non l’entusiasmo per la storica accensione del “Fuoco di San Tommaso”, che quest’anno è stata arricchita anche dalla luce delle “’Ndocce” di Agnone, a sottolineare l’evidente legame culturale e territoriale con il vicino Molise.
La delegazione agnonese ha così sfilato per le vie della città illuminandole con la scia di fuoco delle “ndocce”, torce dalla forma a ventaglio ricavate esclusivamente dall’abete bianco reperito nel bosco di Montecastelbarone.
I fuochi rituali di San Salvo e Agnone appartengono alla consolidata tradizione dei falò del solstizio d’inverno, diffusa in tutto il territorio italiano. Fuochi che storicamente sono stati considerati dalla popolazione come momenti propiziatori vitali e legati indissolubilmente ai cicli delle stagioni e della natura. La notte del 20/21 dicembre, la più lunga dell’anno, segna infatti il passaggio dalla tenebre alla luce, dalla morte del chicco di grano alla nascita di un nuovo germoglio.
Il forte gelo che ha caratterizzato la scorsa notte sansalvese ha fatto sì che la luce e il calore propagati da “Lu Fóche de Sande Tumuássë” fossero accolti con grande entusiasmo dai numerosissimi partecipanti giunti in città. Esattamente come nella notte tra il 20 e il 21 dicembre 1745, quando la lunga attesa del carro contenente le reliquie di San Vitale spinse la popolazione infreddolita ad accendere un enorme falò nella piazza antistante la chiesa di San Giuseppe, che così salutò festosamente l’arrivo del santo in città.
Come accade da qualche anno, i visitatori hanno potuto gustare anche i taralli preparati da alcuni volontari e benedetti presso la chiesa di San Giuseppe e, soprattutto, i panini con le salsicce cucinate sulla brace del fuoco di San Tommaso.
Di seguito, il reportage fotografico di Nicola Palma Ucci.