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«Sì! Mai più Charlie»? La prima cosa sarebbe sapere se uno è o non è Charlie

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Cara Ines,

sarà un mio limite ma non ho capito se sei o non sei Charlie.

Se gli slogan hanno un senso, è quello di riassumere, ed è per questo che a volte è difficile farne di efficaci, o a volte vengono fraintesi.
Ma non credo di sbagliare se dico che dire #JeSuisCharlie significhi dire io sto con Voltaire, invece dire «Si!...mai più Charlie» non ho ben capito cosa voglia dire. Mai più stragi di innocenti? chi non sarebbe d'accordo... o piuttosto mai più satira sulla religione?

Saranno forse minoranza, ma ci saranno dei chierici e credenti che non hanno problemi a sottoscrivere je suis Charlie, (attenzione, tra quelli che conoscano anche le altre copertine di Charlie Hebdo però, comprese quelle che fanno satira sulle loro religioni).  La loro pietà verso persone ai loro antipodi culturali, considerate insolenti verso nientemeno che il proprio dio, uccise per aver fatto satira, è più grande del loro disprezzo per queste persone con una opposta visione del mondo. Non credo di sbagliare se dico che nello slogan #JeSuisCharlie è implicito che non bisogna condividerle le vignette per dire je suis Charlie.

Poi ci sono poi quelli come Marie Le Pen, aspiranti statisti, che non si sentono di difendere la libertà di un giornale che fa satira su di lei e sulla sua religione. A queste persone, in questo frangente,  va riconosciuta una cosa: l'onestà intellettuale, non nascondono quello che sono: fascisti.
Non è che chi non si senta di dire je suis Charlie sia automaticamente un fascista, ma di sicuro è qualcuno che si sente offeso dal quel giornale e che però, non essendo d'accordo con te, piuttosto che farsi «uccidere perché tu possa esprimere la tua opinione» -a lui avversa- preferisce una legittima ignavia/avversione, strisciante o urlata, piuttosto che la solidarietà alle vittime. Si potrebbe così parafrasare il celebre sopracitato illuminista francese: non sono d'accordo con quello che dici e... ve la siete andata a cercare, tipo Ambrosoli.

Tutto bene, basta che poi non si presentino alla prima occasione utile a dire «io sono un liberale/io sono un democratico»  perché lì poi è da prenderli per il gomito come Totò con l'on. Trombetta.
Non è che non si può essere anche Ahmed, il poliziotto musulmano ucciso, ma se sei Ahmed senza essere Charlie un approfondito esame di coscienza  sul proprio tasso di tolleranza e autoritarismo, urge.

Je suis Charlie.

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