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Masciarelli presso l’oratorio San Vitale: “La famiglia è una grande cosa”

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Mons. Michele Giulio MASCIARELLI, docente di Teologia Dogmatica presso la Facoltà Marianum in Roma e di Teologia Fondamentale presso l'Istituto Teologico Abruzzese-Molisano a Chieti, nonché Consultore della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, nel presentare il suo libro “La Famiglia dai rovi della crisi, l’albero della speranza”, ha tenuto un convegno sul tema della famiglia presso l’oratorio Csi San Vitale di San Salvo.

Nel mistero della Santissima Trinità “Dio è famiglia”. Papa Francesco, nell’Enciclica “Laudato si” definisce la famiglia umana come una grande famiglia; la Chiesa è una famiglia. Durante il Sinodo è emerso che la famiglia talora è anche un peso e ha bisogno di basi su cui appoggiarsi. La “famiglia Chiesa” nasce dall’ascolto della parola e da questo ascolto deriva la fede e dalla fede vengono i sacramenti. La parola di Dio è fonte di salvezza anche per la famiglia umana.

Mons. Masciarelli ha inquadrato tre situazioni: lampi bianchi (sono i lampi visualizzati in lontananza), lampi rossi (sono visti in maniera chiara e netta) e i lampi azzurri sono quelli che annunciano. La famiglia è illuminata dai lampi bianchi dello sguardo paterno e innamorato di Dio. Noi lo percepiamo come una scintilla in lontananza. I lampi rossi sono quelli delle guerre: l’economia è in crisi e c’è nervosismo; i rapporti familiari sono in crisi; aumentano i casi di infedeltà coniugale e di separazioni. A tal proposito il Papa ha detto: "Ci sono casi in cui la separazione è moralmente necessaria". Non a caso nel Sinodo si parla di “integrazione” nella chiesa delle persone separate e divorziate. I lampi azzurri rappresentano il futuro della famiglia: i figli. Nel nostro tempo sembra difficile preparare un futuro migliore. Spesso si parla di futuri brevi: cosa mangiamo come ci vestiamo, e simili. Ma bisogna recuperare la visione dei futuri lunghi. Noi siamo stati generati e nati in avanti e pertanto siamo chiamati ad andare e guardare avanti. Il tempo terreno è troppo breve. Umanamente la morte fa “schifo”: l’uomo ha un istinto di immortalità ovvero un’innata propensione all’eternità.

Bisogna recuperare la bellezza della famiglia e presentarla non solo per le cose negative e per i doveri: il richiamo alla bellezza ispira bellezza; il richiamo a cose negative “intristisce”. Non a caso Paolo VI disse “dobbiamo imboccare la via della bellezza”. Se la verità perde la bellezza diventa fredda. Don Michele, quando insegnava al magistrale, presentava ai suoi alunni tre categorie di insegnanti: i fannulloni, quelli che dicono che spingono gli alunni problematici senza successo e quelli realizzati, colti e intelligenti che sanno trascinare gli alunni con il loro sapere. Anche per la famiglia vale questo discorso. È inopportuno avere con i figli un atteggiamento troppo severo o quello dell’amico. Altrettanto sbagliato è il comportamento del padre che dice alla moglie: “ai figli pensaci tu”.  I figli hanno bisogno di entrambe le figure genitoriali. Da vari studi è emerso che il rapporto paterno è diverso anche per la fisicità.

Dio ha un chiodo fisso: perdonare e salvare tutti. Talora la dottrina prescinde da questo desiderio di Dio. Questo non significa che si deve consentire tutto ma più semplicemente che prima della dottrina deve venire la carità per cercare la soluzione che al massimo salvi l’idea fissa di Dio. Don Raimondo quasi a ribadire questo concetto ha richiamato i passi del vangelo dell’adultera e della Maddalena: in quelle situazioni Gesù ha amato, invitato a non peccare più e perdonato.

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