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Bottiglie-Trappola, una piaga per la biodiversità delle nostre campagne

Sempre più contadini e apicoltori utilizzano le bottiglie-trappola per uccidere vespe e calabroni: ma sono davvero utili?

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Estate, tempo di raccolto. Passeggio con la bicicletta nelle campagne cupellesi in località Padula (siamo in provincia di Chieti, in Abruzzo), mi godo la visione delle pesche goduriose sotto il sole e dei fichi, che non mangio ma li colgo per chi li gradisce. Amo tutta la natura e la rispetto nelle sue infinite forme. Non significa essere felici delle punture di zanzara, ma conoscere la loro etologia e comprendere il loro ruolo nella vastità di Zoe, la Vita. L'utilità in natura non esiste, è un concetto completamente superfluo agli occhi di chi fa autentica scienza. L'utile è per la specie, com'è anche giusto che sia, ma non bisogna rischiare di cadere nello specismo (ahinoi!, è un errore che già compiamo). Bisognerebbe, nell'era dell'informazione rapida e da tutti accessibile, fare un piccolo sforzo di crescita personale e accrescere le proprie conoscenze: l'ignoranza non è più una scusa, la scienza è conoscenza.

Le bottiglie-trappola, una vera e propria piaga per la biodiversità 

Passeggio per le campagne, un piccolo dolore mi accompagna quando noto, appese agli alberi, numerose bottiglie-trappola fai-da-te, spesso costruite utilizzando birra, zucchero e liquidi dolciastri che attirano gli insetti e li intrappolano al loro interno: non riuscendo a risalire lungo le superfici lisce delle bottiglie e con le ali inzuppate tanto da non poter volare, tutti gli insetti che vi entrano sono destinati ad una lenta e brutta morte. 

Chi costruisce queste bottiglie-trappola crede di fare del bene, questo è ciò che c'è di peggiore. Costoro sono fortemente convinti, e difficile è far cambiare loro punto di vista, dell'estrema dannosità di Vespa crabro (il comune calabrone europeo) e di varie specie di Polistes (la comune vespa cartonaia) e di Vespula (comunemente chiamata vespa di terra nella sua sottospecie germanica). 

Ma vespe e calabroni sono davvero così dannosi?

Conosciamo al meglio questi imenotteri (dal latino imen, membrana e pteros, ala, letteralmente "ali membranose"), partendo dalla loro biologia e concludendo con la loro etologia (studio del comportamento).

È vero, Vespa crabro ama la frutta matura e marcescente, ricchissima di sostanze zuccherine, dunque si avvicina volentieri agli alberi in frutto. Non tutti sanno che calabroni e vespe non sono carnivori ma si nutrono di sostanze zuccherine, poiché i loro corpi si sono evoluti per essere estremamente aerodinamici, dunque l'addome e il torace risultano ben divisi e separati dal peziolo: ecco perché si parla di "vitino da vespa!"

Gli esemplari adulti a causa di questa evoluzione non possono ingerire alimenti solidi, ciò rende per loro il consumo di carne impossibile: vale per diverse specie di imenotteri vespoidei, le cui caratteristiche approfondiremo nei prossimi articoli.

E allora perché Vespa crabro preda le api? (Ricordiamo che Vespa crabro non può in alcun modo distruggere una colonia in salute; ne parleremo in un prossimo articolo).

Perché vediamo spesso esemplari di Vespula che tentano di rubarci affettati vari e pezzi di carne dal nostro picnic o dalla nostra grigliata?

Poiché sono le larve a consumare proteine animali per crescere ma il loro nutrimento, non essendo esse in grado di muoversi, è affidato agli adulti (o meglio, le femmine adulte) che vanno a caccia per loro. Tantissime operaie che lavorano instancabilmente per nutrire la loro prole e portare avanti la specie.

Calabroni e vespe sono non solo importanti, ma fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema

La diminuzione del numero di calabroni non è affatto cosa buona per la natura.

Tanto si parla ultimamente di una legge che tutelerebbe gli impollinatori, in primis Apis mellifera, ma la verità è che l’unica esistente in Italia al riguardo è una legge generica sulla tutela dell’ambiente: tutto e niente, si potrebbe dire.

Per quanto riguarda l’impollinazione, è necessario sottolineare che vige una forte disinformazione circa Apis mellifera, l’ape da miele che tutti conosciamo, addomesticata dall’uomo e utilizzata ai fini del commercio del miele: sono centinaia gli impollinatori, molti dei quali apoidei e vespoidei selvatici, differenziati in maniera specie-specifica per impollinare tutte le piante che conosciamo: sono loro i più a rischio. Apis mellifera, ad esempio, non impollina mai i nostri pomodori: di questo si occupa il Bombus terrestris, un imenottero apoideo selvatico che fonda piccole colonie dal ridotto numero di individui. Un altro esempio si può fare per Xylocopa violacea, l’ape legnaiola, grossa, nera-violacea e rumorosa tanto innocua che, a scoprirlo c’è da commuoversi, è l’unica che impollina le orchidee.

Gran parte di questi importantissimi imenotteri apoidei e vespoidei rischia di finire nelle bottiglie-trappola fai-da-te, assieme a ditteri e altri insetti altrettanto importanti. Una inutile carneficina per colpire pochi, pochissimi esemplari di calabroni e vespe che sono importanti allo stesso modo. 

Basti pensare che alcuni Paesi europei sono giunti a tutelare Vespa crabro, come nel caso della Germania dove, secondo una legge del 16 febbraio 2005, è proibito attirare, catturare o uccidere una regina o danneggiare o distruggere un nido di calabroni, con il rischio di incorrere in una multa (che varia a secondo del Land) fino a 65 000 euro o 5 anni di pena detentiva.

Dulcis in fundo, calabroni e vespe sono alleati preziosi nella lotta ai parassiti dell'orto: molti di essi predano bruchi e altri artropodi responsabili della consumazione di cavoli, insalate e affini, contribuendo in tal modo al mantenimento dell'equilibrio. 

Se lasciassimo che ogni bios, ogni organismo naturale eserciti il suo ruolo nell'ecosistema, tanto inutile consumo di insetticidi e sostanze inquinanti ed estremamente dannose per la salute di tutti finalmente potrebbe diminuire, insieme all'utilizzo di meccanismi beceri di controllo come le Bottiglie-Trappola le quali non sono affatto specifiche e anzi, uccidono ogni animale glicifago inclusi sirfidi, lepidotteri, coleotteri e altri impollinatori. C’è anche chi vi ha ritrovato, morti, ghiri e pipistrelli. 

Per chi non fosse ancora convinto e nutrisse ancora dei dubbi sulla possibilità di una coesistenza pacifica con questi imenotteri, tratteremo ora del loro comportamento e del loro atteggiamento nei confronti degli esseri umani. 

Sull'etologia di Vespa crabro e altri imenotteri vespoidei

È vero, per una puntura di calabrone si può morire. Esattamente come si può morire per la puntura di un'ape e di qualsiasi altro imenottero dotato di pungiglione e veleno. Ma questo è un rischio riservato solamente ai soggetti allergici e di allergie, lo sappiamo, ce ne sono davvero parecchie! Addirittura è più probabile morire per l'ingestione di una nocciolina, se si è soggetti allergici. 

E soprattutto, è bene imparare e ripetere come mantra che nessun animale attacca senza motivo, vale a dire ogni animale al limite risponde con la difesa a quello che percepisce come un attacco da parte dell'uomo. 

Lungi dal paragonare l'etologia degli imenotteri a quella di ungulati quali il cinghiale (Sus scrofa), sicuramente vespe, calabroni, api selvatiche sono in qualche modo incuriositi dagli esseri umani, cui si avvicinano per valutare se rappresentino cibo, pericolo, o semplicemente nessuna delle due. Se si inizia a sbracciare inevitabilmente si può innescare in questi animali l'istinto della difesa, alla stregua di alcuni suoni, odori, movimenti inconsulti e per noi innocui. Ma con un atteggiamento di curiosità e pazienza possiamo imparare ad evitare qualsiasi tipo di puntura. Ricordiamo che per i soggetti non allergici, oltre ad un po' di dolore, non c'è alcun rischio: è come sbucciarsi un ginocchio, ferirsi un dito mentre si affetta un pomodoro. Cose che accadono ai vivi.

Certamente, vicino al nido alcuni di loro possono reagire attaccando in massa e rappresentando dunque un certo grado di pericolo: vale per Apis mellifera e per Vespula, vale già meno per Vespa crabro che risulta tollerante fino ad un metro di distanza dal nido, vale ancora meno per le Polistes che possono essere anche allevate e osservate con una forte vicinanza. 

Con un po' di conoscenza ed attenzione è possibile vivere bene in sinergia con la natura!

Una chicca di straordinaria bellezza: da uno studio dell'Università di Firenze del 2016 abbiamo scoperto il legame insostituibile tra vespe e vinificazione. Ne parleremo nel prossimo articolo! 

Dalla parte della conoscenza, dello studio, della ricerca e soprattutto dalla parte della Natura.

In copertina: operaia di Vespa crabro

Fotogallery: 

Maschio di Vespa crabro; regina di Vespa crabro; ciò che viene ritrovato nelle Bottiglie-Trappola: pochi calabroni e un numero indefinito di altri artropodi.

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