Il territorio sansalvese non è stato risparmiato dal brigantaggio. Le bande più spietate che tenevano in scacco la zona del vastese erano quelle dei fratelli Pomponio di Liscia, di Nunzio Mecola, di Caruso, di Marco Sciarpa, di Vitelli, di Tomeo Basso detto il “Vassariello”. Essi battevano soprattutto le campagne di Casalbordino, di Casalanguida, di Furci, di San Salvo e di Carunchio. Il bosco Motticce e la piana del Trigno con le sue fittissime e intricate selve, erano diventati i nascondigli ideali per quei malfattori. Uno dei primi sansalvesi a cadere sotto le armi dei famigerati fratelli Pomponio, fu don Luigi Ciavatta, fratello del sindaco Angelo Ciavatta. Il delitto avvenne il 16 settembre 1868, lungo la salita di via del Caravaggio. Dopo quel fatto di sangue, la strada prese il nome di via della Disgrazia. Un ruolo di rilievo ebbero le brigantesse. Molte furono semplicemente madri, mogli e amanti dei briganti, ma tante furono vere e proprie brigantesse. Appartenevano al ceto sociale delle plebi rurali. Donne innamoratissime innamorate dei propri uomini, pronte a rinunciare ad una vita più tranquilla. Di fronte ad azioni pericolose non si tiravano mai indietro. Indossavano spesso abiti maschili. Nascondevano i lunghi capelli sotto il cappello a falda larga ed indossavano anche orecchini d’oro. La maggior parte delle volte capitava che, solo dopo averle catturate, ci si accorgeva del loro sesso e allora si adottava il criterio di commutare l’ergastolo in 15 anni di lavori forzati. La brigantessa Angela Soprano di Furci era l’amante di Michelangelo Pomponio. Proprio nella casa della sua amante, il brigante Michelangelo, la sera del 2 ottobre del 1870, fu crivellato dai mitra dei carabinieri del maresciallo Chiaffreda Bergia.
Lettera della brigantessa Maria Suriani al compagno
Mio caro Domenico,
questa cosa che mi avete scritto mi avete fatto mettera a piangere mentre io non voleva andarci a San Nicola, ma la famiglia e i parenti manno voluto portarci per forza e mi dicevano sa non adempiva al voto mi succedevano discrazie. Ecco vedete che cosa dovevo fare io e non poteva sapere che vi dispiaceva tanto. Perciò se volete seguitare ad amarmi, io vi prometto di fare sempre quello che voi mi dicete. Se poi vi avete trovato un’altra sposa comme mi diceste altra volta, allora io pazienza faccia la Madonna del Carmine e io mi farò sempre in pianto.Vi mando quattro fazzoletti che terrete per mia memoria, altri sei ve lo manderò in appresso. In tanto vi dico se voi non mi amate più io me ne andrò da Atessa e non vedrete più. Non vi dico la vostra amante ma vostra serva Maria Suriani.
Michele Molino