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maste Rusàrië l’ultimo vero falegname

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Rosario Tomeo, originario di San Salvo, 77 anni, una corona di capelli bianchi intorno alla calvizie, occhi come due lame, una verve travolgente, conserva un’irresistibile allegria infantile, diventa un fiume in piena quando discute con gli amici. Il suo hobby: collaborare per l’organizzazione delle feste religiose. Imperterrito, seguita a coltivare con passione il suo mestiere di falegname nella sua piccola bottega in via De Vito usando gli attrezzi di una volta (sega, pialla, raspa, scalpello). La sua bottega continua a diffondere nell’aria quel tintinnio incessante che un tempo i forestieri sentivano entrando in paese. Ha una memoria prodigiosa: ricorda le targhe delle auto e la data di nascita di quasi tutti i suoi paesani. Inizia la prima elementare in un buio scantinato di Nicola Artese in Via Umberto I°. La sua maestra è siciliana. Nella “scuola” non esistono mezzi di riscaldamento. Una vecchia fissore (padella per le fritture) con un po’ di carbonella prelevata dall’attiguo municipio è la sola fonte di calore nei mesi invernali. “Ricordo che a scuola vestivamo il grembiule nero con un colletto blu - afferma maste Rusarie - cantavamo Giovinezza, giovinezza, la ricordo quasi tutta”. Dopo aver conseguito la licenza elementare con ottimi voti, si mette alla ricerca di un mestiere. Il padre è un contadino, ma sogna per il proprio figlio un mestiere meno duro. Lo zio, Alessandro Tascone, gli procura un lavoro di apprendista falegname presso la bottega di Domenico Cervone, dove vi lavorano altri ragazzi, tra i quali Mario Fabrizio, Gino Di Biase e Cesario Tomeo. Scoppia la guerra, Rosario lascia il suo lavoro. I soldati inglesi lo costringono a trasportare le bombe a mano in un vecchio oleificio “ lu trappètë di Civuéttë. Finita la guerra, ritorna a praticare il vecchio mestiere. Dopo aver imparato come si lavora il legno, apre una piccola falegnameria in corso Garibaldi, ma dopo pochi anni trasferisce la bottega in via De Vito. Mastro Rosario ama il suo lavoro, si alza presto il mattino e va avanti fino a tarda notte. Riesce a realizzare delle meravigliose creazioni artistiche. Riceve dalla Camera di Commercio di Chieti una medaglia d’oro per la sua fedeltà al lavoro. “ Oggi - dice - sono uno dei pochi in Abruzzo a usare i metodi e gli attrezzi di una volta”. “Mi dispiace- aggiunge Rosario con gli occhi umidi - lasciare questo mestiere. Da circa 69 anni che faccio il falegname, so cosa significa, conosco la fatica e la pazienza che una attività simile richiede. Molti oggetti, oggi, vengono spacciati come fatti a mano, ma in realtà sono stampati da una macchina”. Sul suo volto traspare la fierezza di chi ama e crede nel suo lavoro; un mestiere antico, ma ormai in via d’estinzione. Ci stringe la mano e torna al lavoro. Il fruscìo della pialla risuona nella bottega. Trucioli biondi, come ciocche di capelli ricci, si posano sul pavimento di mattoni consunto dal tempo. “Non posso accettare, che dopo di me, non ci sarà nessuno che continuerà a praticare quest’antichissima arte”, mormora maste Rusarie scuotendo il capo. “P.S.”. L’intervista è stata rilasciata prima della sua scomparsa avvenuta qualche mese fa. Michele Molino
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