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Il consiglio comunale contro i briganti

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Nella seconda metà dell’ ‘800 il brigantaggio scoppiò con tutta la sua virulenza in Abruzzo. Nell’agro sansalvese e nei tenimenti dei comuni circonvicini spadroneggiavano i feroci capibanda Giuseppe e Michelangelo Pomponio. I due spregiudicati fratelli disponevano di un numero notevole di affiliati e “battitori solitari”, che di giorno lavoravano nei campi e di notte compivano rapine e furti. Era gente disposta a dividersi in quattro pur di rifornire le bocche e le tasche dei capibanda. Tra questi alcuni erano di San Salvo, R. Cortellini fu uno dei più terribili. Si racconta, che una famiglia sansalvese, con il suo domicilio in Via Savoia, collaborava attivamente con briganti. Prima dell’alba, caricava i bigonci con le cibarie ricoperte da un’ incerata e da uno strato di letame, poi attraverso un sentiero raggiungeva la ripe di Reginaldo dove i briganti avevano i covi . Un consistente numero di sansalvesi morì sotto le pallottole dei briganti: Silvio Pagano, don Luigi Ciavatta capitano della Milizia di San Salvo, Giuseppe Raiani, Vincenzo Marchetti. Il sindaco di San Salvo, Giuseppe Ciavatta, riunì il consiglio in una seduta straordinaria (15 maggio 1869) e fece approvare il seguente provvedimento: “Da otto mesi che i due briganti Giuseppe e Michelangelo Pomponio uniti a un terzo sconosciuto, e favoriti da ignoti manutengoli, scorrono questo tenimento e tutta la valla del Treste, per cui si hanno a lamentare gravi misfatti, atroci casi di morte violenta e la perduta sicurezza. Ne è seguito l’abbandono degli affari e seri dissesti finanziari. Invano l’autorità Pubblica e Militare, con zelo superiore ad ogni elogio, hanno cercato di distruggere la mala pianta, poiché le loro fatiche, malgrado il concorso di onesti cittadini, non hanno raggiunto lo scopo. La causa principale dell’insuccesso consiste nel perché i cennati briganti hanno fedeli corrispondenti entro il Comune, e perché i contadini in generale per tema di sanguinose rappresaglie, e taluni per gola dell’oro brigantesco, in buona voglia, ne occultano le mosse. A mali eccezionali bisognano eccezionali rimedi. Quindi crediamo opportuno e conveniente pregare l’Autorità Governativa a permettere ed ordinare tutte quelle misure eccezionali, che si credono della circostanza, tanto relative alla vigilanza e alla chiusura delle masserie sospettose, quanto alla fermata preventiva dei manutengoli”. La richiesta ottenne che un distaccamento militare si stabilisse a San Salvo. Michele Molino
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