La liquidazione ai “ prigionieri di guerra”dopo 50 anni. Merito del salvanese Rodolfo Della Porta
Catturato durante lo sbarco di Anzio
Rodolfo Della Porta, salvanese verace, ha ingaggiato una dura battaglia contro il Governo, per la liquidazione delle spettanze ai “prigionieri cooperatori” di guerra . Sentiamo il racconto dalla diretta voce dell’interessato. “Fui fatto prigioniero dagli alleati sul litorale romano di Anzio, il 25 maggio 1944, durante l’ultima disperata resistenza per contrastare il passo degli alleati verso la capitale e portato ad Hareford. Il campo di prigionia era circondato da due recinti, quello interno circondato da fili con corrente elettrica e diviso in quattro settori: nel primo vi erano i prigionieri che si rifiutavano di lavorare; nel secondo si trovavano i cosiddetti “cooperatori”, un terzo serviva da smistamento per i sottufficiali, mentre nell’ultimo c’erano gli ufficiali. In quel campo furono internati anche scrittori: Gaetano Tumiati, Dante Troisi e Giuseppe Berto, che in queste baracche, su una cassa rovesciata scrisse i suoi primo romanzi ( “Le opere di Dio e “Il cielo è rosso”). Un notevole gruppo di prigionieri, circa 4 mila fu inviato nelle Hawai. I campi di prigionia nell’isola di Oahu erano cinque. Io facevo parte della 16^ compagnia ed ero nel campo quattro. Come cooperatore svolsi lavori in una grande lavanderia. Così potei abbandonare la vecchia uniforme blu scura per la regolare uniforme caki dell’esercito americano, con un piccolo contrassegno tricolore e la scritta “Italy”. Rientrai in Italia il 24 febbraio 1946 a bordo della nave olandese “Kota Inten” che salpò da Honolulu e arrivò nel porto di Napoli. Il governo americano ad ogni fine mese dava un terzo della paga, mentre i due terzi venivano depositati in un fondo (Prisoner’s Found) con la promessa di un saldo al rientro dei prigionieri in patria”.
“Per più di 50 anni - continua Della Porta, residente a Cesenatico - quei soldi restarono bloccati. Ma non mi detti per vinto. Scrissi al Ministero delle Finanze. Indagai presso la Direzione Generale per i danni di guerra, fintanto che la pratica arrivò al Ministero del Tesoro. Informai il senatore Massimo Bonavita, il quale propose una interpellanza, nel frattempo la vicenda passò all’attenzione del sottosegretario al Tesoro. L’interessamento del Tesoro si estese poi alla Ragioneria Generale dello Stato e infine anche alla Banca d’Italia. Sono contento di ciò che sono riuscito a fare ” .
L’indomito ex- pow Rodolfo Della Porta, per 50 anni, solo e senza mai rassegnarsi, ha dato battaglia alla burocrazia; alla fine ha vinto, infatti gli ex-prigionieri hanno potuto mettere nelle loro “saccocce”, gli arretrati degli emolumenti. Ci voleva un salvanese testardo! Bravo, Rodolfo!
Michele Molino