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Sulla città romana di San Salvo

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PRESENTAZIONE Con un intervento di Giovanni Artese sulla città romana di San Salvo, inauguriamo una nuova rubrica culturale, denominata “La nostra Storia” e tutta dedicata alla storia locale. Abbiamo ritenuto di affidarla a lui medesimo, perché autore di diversi studi sulle tematiche riguardanti la storia di San Salvo e del circondario, nonché nostro collaboratore di antica data. Nella rubrica, insieme ai suoi nuovi contributi, saranno ricollocati anche articoli o saggi brevi precedenti, in maniera fedele all'originale, cioè datati, oppure rivisitati, e all'occorrenza, aggiornati. La speranza è che i nostri utenti apprezzino questa scelta, perlomeno quanti, per ragioni di studio o di lavoro, hanno curiosità o necessità di conoscere la storia locale. L'Editore e la Redazione di Sansalvo.net Sulla città romana di San Salvo Qual era la struttura e quale la consistenza della città romana di San Salvo? Si tratta di una questione senza dubbio interessante ma di non facile soluzione dal momento che gli elementi oggettivi a disposizione sono tuttora insufficienti; che però vale la pena di affrontare, in quanto oggi ne sappiamo qualcosa in più anche rispetto a pochi anni fa. Che sotto il livello del suolo dell’attuale centro storico ci fossero resti di un abitato molto antico, romano e forse preromano, l’avevano in verità già compreso, 30 anni fa, studiosi come Michele Benedetti, di Vasto, e l’inglese Andrew Slade nonché appassionati di antichità come Nicola Palmieri sulla scorta di reperti casualmente rinvenuti (dolii, anfore, ceramiche e laterizi di ogni tipo, resti di armi, corredi funerari) e documenti di archivio. Io stesso, mentre tra il 1994 e il 1997 lavoravo alla “Storia di San Salvo dalle origini al 1994”, osservando reperti sparsi nel centro cittadino e nei campi o appartenenti a collezioni private nonché oggetti pervenuti al Museo Archeologico di Vasto dal territorio salvanese mi resi sempre più conto della consistenza e della ricchezza tanto dell’abitato romano cittadino quanto delle “villae” che si trovavano sul territorio comunale e viciniore (al Colle della Botte, alla Bufalara alta, presso la fornace Ruzzi, al bordo dell’attuale zona industriale, su via S. Rocco, presso il Casino Nasci, alla Marina di San Salvo - vicino al tratturo -, nei pressi dello Stadio comunale, alla masseria Lucarelli, tra Buonanotte e il Villaggio SIV ecc.); al punto da riuscire persino a ipotizzare - con buona approssimazione - l’ultimo tratto dell’acquedotto ipogeo, successivamente venuto alla luce (nel 2001) con il rifacimento del muraglione di via Fontana Vecchia. Poi, con la campagna di scavo da parte degli archeologi della Parsifal sotto la Porta della Terra (1997), la prima raccolta di reperti presso la Mostra archeologica “Ricomporre l’infranto”, inaugurata nel 1999, la ripresa degli scavi nell’area di piazza S. Vitale (2002) e infine l’allestimento del Museo archeologico cittadino (2004-2006) ulteriori, importanti ritrovamenti si sono aggiunti a confermare l’esistenza di un vasto sito archeologico di età imperiale romana in centro città, su cui nel Medioevo si sarebbero sovrapposti il “Monasterium Sancti Salvi” e l’abitato formatosi intorno. Dagli scavi e dai reperti sistemati nel Museo archeologico sappiamo di edifici pubblici importanti (nell’area del mosaico policromo e sotto la chiesa di S. Giuseppe), di “domus” accuratamente rifinite con marmi, intonaci colorati e pavimenti di ogni tipo, di ricco vasellame da mensa e da arredo, di seminterrati con capienti ”dolia” contenenti vino ed olio, insomma di un centro urbano che tra il I e il III secolo dopo Cristo visse una fase non solo di prosperità ma di notevole apertura verso il mercato e il mondo allora conosciuto (si leggano al proposito i puntuali contributi dell’archeologo Davide Aquilano). Lo stesso acquedotto, opera di alta ingegneria, riutilizzato persino dai monaci e dalla cittadinanza durante il Medioevo e l’Età moderna, attesta l’intervento di tecnici e di maestranze qualificate che certo non potevano operare se non in un ambito culturalmente evoluto oltre che dotato di notevoli risorse pubbliche. Ma poi, dal 2005 ad oggi, il venir meno delle campagne di scavo e dell’interesse pubblico e privato per i nostri beni culturali nonché il fallimento del tentativo di riqualificare e rivitalizzare il Centro storico cittadino hanno spento la curiosità che si era venuta a creare e ridotto gli investimenti nel settore pressoché a zero. E’ fallito, per mancanza di lungimiranza, persino il tentativo di creare un circuito culturale e turistico intorno al Parco archeologico cosiddetto “del Quadrilatero”. Eppure ci sarebbe molto da fare: completare l'esplorazione dell'acquedotto ipogeo - prima che qualche sbancamento in profondità vada a lesionarlo -, che i testimoni dicono proveniente dalla zona del Cimitero (e che potrebbe riservarci delle sorprese nel processo di captazione delle acque, sul modello dell'acquedotto delle Luci di Vasto); recuperare la cripta di San Giuseppe e l’area a nord della Chiesa (rimaste inesplorate); mettere in sicurezza le aree archeologiche all’aperto (che si stanno, come avevamo previsto, velocemente degradando). Tornando all’argomento principale, nuovi piccoli indizi acquisiti tra il 2006 ed oggi vanno a confermare che l’estensione della città romana equivaleva almeno a quattro volte quella dell’abitato medievale. Per citare solo qualche esempio, testimoni attendibili ci hanno riferito che nell’area ora sotto piazza Vitale Artese, si verificavano un tempo frequenti sprofondamenti o cedimenti del terreno a causa della presenza di strutture sotterranee. La signora C. ci ha comunicato che nella casa paterna, su corso Garibaldi, durante lavori di ristrutturazione interna è venuto alla luce un muro molto antico, forse romano, perpendicolare all’asse stradale. Un altro testimone ci ha riferito di un’altra probabile presa d’aria dell’acquedotto nell’area tra I vico Umberto I e IV vico San Giuseppe. Da ciò si può dedurre che l’attuale corso Garibaldi ricalca, in linea di massima, il tracciato dell’antico decumano della città di età imperiale e che forse via Fontana, corso Umberto I e l’inizio di via Roma ne costituiscono il cardo. Un’altra considerazione interessante è che in età romana il “muraglione” di via Fontana Vecchia non esisteva (è una creazione medievale e moderna, frutto delle intervenute necessità difensive); per cui la città romana scendeva gradatamente, senza intoppi, fino e oltre l’attuale fontana (come dimostra ancora il piccolo nucleo urbano posto tra l’imbocco di via Savoia e l’asse di strada Fontana Seconda, che evidenzia nei seminterrati strutture molto antiche sicuramente poggianti su fondazioni preesistenti), dove forse sorgevano le terme. Grazie a tali conoscenze possiamo tracciare ora una pianta ipotetica della città romana (l’apporto grafico è di Massimo Rossetti e dello Studio Carulli) che certamente risulta poco attendibile in alcune parti ma che pure riesce a fornire un’idea della sua organizzazione e della sua importanza nel periodo di maggiore sviluppo (I/III secolo d.C.). Rimane il problema del nome di questa città, in quanto San Salvo è un nome medievale, probabilmente del IX-X secolo. Ma su questo dobbiamo attendere nuove informazioni. Le ipotesi non mancano e per chi volesse entrare nel turbine della fantasiosa ricerca riproponiamo la rivisitazione di un nostro vecchio articolo del 2002, dal titolo: “La mitica Cluviae nel passato di San Salvo?”
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