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Shakespeare: l’evergreen

“Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti” (Iacopo: atto II, scena VII)

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Chi non ha mai sentito parlare del celeberrimo Shakespeare?

Questo grandissimo autore, capace di eccellere in ogni forma letteraria (commedie, tragedie, poemi, sonetti, ecc.) ha segnato la letteratura del suo secolo e di quelli a venire. Si è detto moltissimo su di lui, tanto che potremmo dire di conoscerlo a menadito. Non occorre riportare ancora tutto ciò che lui ha creato con la stesura dei suoi molteplici capolavori poiché la maggior parte di noi, appunto, sa tutto ciò che occorre. L’aspetto che vorrei prendere in considerazione è un altro. Caratteristica così palese dei suoi scritti che, come tutte le cose ovvie, a volte viene dimenticata dal senso comune. Possiamo considerare il caro vecchio William come un “sempre verde”. È rara la capacità di rimanere sempre attuali nei secoli ma, per nostra fortuna, possiamo riscontrarla nel drammaturgo inglese più rappresentativo di sempre. Shakespeare scrive secondo stile e regole del tempo ma riesce ugualmente a coniugare alla tecnica dello scrivere il consenso popolare. Questo grande riscontro è dovuto ai temi scelti con accuratezza grazie ai quali si rendono attuali opere composte tra fine Cinquecento e inizi del Seicento. L’amore profondissimo che lega due giovani, Romeo e Giulietta, e che sfocia nel sangue e nella morte riunendo però le famiglie avversarie che contrastavano la volontà dei ragazzi a causa di antichi conflitti. Le varie vicissitudini che attraversa un giovane Amleto, d’animo profondo, assalito da tormentosi dubbi sull’assassinio del padre dopo la rivelazione del suo spettro. Giovane che cerca vendetta inciampando in vari ostacoli quali lutti, espatri, duelli e antichi rancori. Protagonista che non demorde e poco prima di morire riesce nel suo intento. L’ossessiva gelosia peculiare del ben delineato personaggio di Otello, convinto dall’abile doppiogiochista Iago di un tradimento (mai avvenuto) da parte dell’amata moglie Desdemona, contraddistingue un'altra grandissima produzione shakespeariana.

Tutto ciò induce il protagonista, che versa nella pazzia più acuta, ad uccidere la candida compagna. Scoperto poi l’inganno il rimorso porterà alla morte anche il grande generale musulmano.

L’amore, la sofferenza, la morte, le ossessioni, le leggi e i divieti, le gelosie, ma anche i dubbi che invadono la mente, i drammi interiori, i rimorsi ed il pentimento sono comuni ai personaggi shakespeariani e, molto più semplicemente, a tutti gli uomini; sia vestano panni seicenteschi che moderni. Sono storie senza tempo. Sono vite senza tempo. Inglobate ormai nel patrimonio interiore comune. Storie che si ripresentano negli anni, identiche, perché proprie e distintive dell’essenza umana. Le persone di cui parla questo drammaturgo amano fino alla morte, riscattano antichi peccati col sangue, impazziscono per amore. Tutto quello che continuiamo a fare noi, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo.

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