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L’ oceano del mio io

“tra me e il mio mondo c’era l’oceano e per trovare dove comincia il giorno dovevo attraversarlo.”

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La raccolta poetica di Liliana Arena, edita da Aletti Editore nel 2011, è un cuore di bocciolo che si schiude davanti al corrisposto sentire del lettore.
Non è mai facile raccontare, soprattutto raccontarsi ma la poetessa riesce magistralmente a proiettarsi su carta. Un lavoro faticoso il suo, sentito e sudato. Un lavoro su se stessa,  i cui passi sono diventati pagine di un libro. Con lei però l’individuale diventa universale. La poesia salvatrice libera l’anima profonda delle cose e delle persone.
La raccolta, definita dalla scrittrice stessa “specchio interiore”, racconta un viaggio, un travaglio, una riscoperta. Inizialmente il titolo doveva essere “Frammenti” quindi spicca il senso del parziale, del diviso. Il libro poi si trasforma, si apre, si rende più completo. Vengono meno i brandelli che lasciano spazio all’infinita distesa dell’oceano. A riguardo l’autrice afferma: “Ho sognato l’oceano con la sua furia, con la sua calma, con la sua profondità”. Questa apertura è sintomo di un percorso interiore, un cammino arduo, l’attraversamento di un deserto per poi giungere all’oceano.  Il male di vivere è prepotente e dilania ma non bisogna perdere le speranze. La consapevolezza della malattia, la ricerca della serenità e l’amore sono necessari per “accettarsi e accogliersi”. La sofferenza aiuta a comprendere.
Pierluigi Fiorenza scrive: “E’ un coraggioso percorso nella selva oscura dell’animo umano. E per chi sopravvive a un naufragio, ritrovare la direzione in pieno oceano significa ritornare a vivere.”
Questa raccolta diventa confessione e condivisione. Il dolore appare prima personale e poi identico a quello altrui. Il sentire comune, l’essere simili e vicini, questo racconta Liliana Arena in modo chiaro, diretto, profondo.
 

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