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Christina Rossetti rivive a teatro

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“We must not look at goblin men,                                  “Non dobbiamo guardare i folletti
We must not buy their fruits:                                             non dobbiamo comprare i loro frutti
Who knows upon what soil they fed                                 chissà su quale terreno hanno alimentato 
Their hungry thirsty roots?”                                                
le loro radici assetate e affamate?”

Poche fiabesche righe, racchiudono allegoricamente la grandezza dell’artista Christina Rossetti, figlia del dantista e scrittore vastese Gabriele Rossetti e sorella di Dante Gabriel, noto preraffaelita. I poemi “Il mercato dei folletti” e  “Il cammino del principe” sono stati messi in scena venerdì 24 febbraio presso il Centro Culturale Aldo Moro a San Salvo, dalle attrici Elisabetta e Caterina Misasi, sorelle nate a Cosenza. Grazie allo zio attore (Pierluigi Misasi), queste giovani attrici riescono a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo. Caterina debutta nel 2005 a teatro, con “Donne, velocita’ e pericolo” e nello stesso anno in televisione in varie soap opera e fiction (Vivere, Pene d’amore, Don Matteo 6, Quo vadis baby, I Cesaroni 3, Un medico in famiglia). Elisabetta e’ diplomata all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica  “Silvio D’Amico” e vincitrice della prima edizione del premio “Manuela Artari” nel 2011. Una delle sue prime esperienze professionali e’ nata con Pietro Bontempo nello spettacolo “La gelosia”, regista anche delle rappresentazioni del 24 febbraio.  Quest’ultimo, nato a Vasto, a 19 anni si iscrive all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma. Una volta ottenuto il diploma, comincia a lavorare in vari spettacoli teatrali; prende parte anche ad alcune fiction televisive e nel 1988esordisce sul grande schermo con il film Adelmo. Nel 2000 prende parte alla miniserie televisiva Uno bianca nei panni del poliziotto Michele.                                                                                                                                                            Lo spettacolo ha coinvolto scuole di ogni ordine e grado insieme alla cittadinanza, grazie alla duplice interpretazione dei poemi, apprezzati sia dai bambini per il loro aspetto favolesco, sia dai ragazzi e dagli adulti per il copioso sottotesto che allude a temi più profondi.  

Il primo poema, sopracitato, rappresentato da Caterina, “il mercato dei folletti” agli occhi dei bambini sembra oggettivamente semplice: due sorelle, Lizzie e Laura, vivono delle disavventure con i folletti che abitano la valle dietro casa e tentano di sedurle con i loro frutti che creano dipendenza. Laura cede alla tentazione rimanendone estasiata e ne ha un impellente bisogno, ma i folletti non si ripresentano più alla sua vista. Lizzie per amore della sorella, decide di bagnarsi le labbra e il viso con il succo di questi frutti subendo le angherie degli stessi folletti, permettendo a laura di baciarla e di riassaporare il magnifico sapore. Parallelamente il poema allude alla scoperta della sessualità da parte di Laura, in quanto i frutti rappresentano la scoperta dei piaceri carnali attraverso il tema dell’amore sororale, che è alla base dell’intero poema. Queste tematiche sono strettamente collegate alla vita stessa della poetessa, strettamente legata ai fratelli e alla famiglia.                     

 

 

 

 

 

 

 

(da “Il cammino del principe”, traduzione prof.ssa D’Ercole)

 

La stessa simmetria allegorica si può ritrovare in questa seconda rappresentazione: un principe si mette in cammino per raggiungere il castello della propria amata, affrontando varie peripezie senza inseguire il suo scopo principale. Una volta giunto al castello, scopre tristemente la morte della principessa, la quale aveva aspettato fremente il suo arrivo. Il principe potrebbe essere visto come un'immagine di Christina, tentata dai sensi e dalla passione dell'amore e messa alla prova dalla noia e dalla disperazione dell'anima. La poetessa si è ispirata al fratello Dante Gabriel il quale si esprimeva talvolta nelle forme dell'arte sacra e condividendo con la sorella un forte idealismo; talvolta abbracciando i piaceri carnali sia nell'arte che nella vita.       

 Un elogio speciale va alle due attrici che sono state in grado di mettere in scena due opere di questa scrittrice del territorio del vastese ormai dimenticata dai suoi compaesani, e soprattutto sono state in grado di mantenere alta la soglia di attenzione di grandi e piccini mediante la duplice sfaccettatura dei temi che possono trapelare alla visione dei poemi, che variano anche in base alla maturita` della persona.

Durante lo spettacolo l’attenzione era massima per ogni singola parola. Nella dinamicita’ delle attrici scorreva davanti agli occhi ogni emozione, dalla gioia al dolore, dall’amore alla morte. Una sorpresa per i giovani che spesso sottovalutano l’arte del teatro e l’encomiabile lavoro che si cela dietro un’esibizione che pare cosi’ spontanea. La gentilezza e la disponibilita’ da parte della compagnia  nel rispondere alle nostre curiosita’ ha lasciato un dolce ricordo e ci ha reso grati di aver avuto l’opportunita’ di conoscere dei bravi attori e delle persone squisite anche a livello umano; inoltre, ci ha permesso di avere uno stralcio della vita di questa attrice che sentiamo vicina alla nostra terra e che merita indubbiamente maggior rilievo, a partire da parte nostra.

L. Tana-C. Antenucci-F. D'Andreamatteo-A. Albo-F. Celauro-F. Grifalconi

Foto di Alessandra Albo e Francesco Celauro

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